Chi sta prendendo a picconate la fiducia nella magistratura? Ne vale la pena? Quali le conseguenze?
Pochi giorni fa Silvio Berlusconi, riferendosi a giudici e pm italiani, ha affermato che "siamo nelle mani di una banda di talebani". Il copione è arcinoto: qualche pm inquisisce Silvio Berlusconi, ed una parte dell'opinione pubblica, intellettuale e politica di "opposizione" italiana riprende con vigore ad attaccare il premier nella speranza che, in un modo o nell'altro, possa un giorno cadere. Berlusconi quindi reagisce, descrivendo una situazione di odio e di persecuzione e dipingendo la giustizia italiana come un covo di eversivi, fannulloni, manipolatori della legge, e una quota consistente di italiani comuni fa sua questa visione.
Poi il Popolo Viola torna a casa, i giornali trovano altro di cui parlare, Berlusconi ne esce in qualche modo "pulito", i giudici archiviano il fascicolo con un nulla di fatto, con una prescrizione. Tutto come prima? Sarà per la prossima volta? No. Questo teatrino si lascia alle spalle un fardello grave: la delegittimazione reale, duratura, agitata, della magistratura e della giustizia di fronte ad una quota crescente degli italiani. Si lascia alle spalle una situazione in cui la magistratura è, per troppi italiani, un organo capriccioso e l'innocenza o la colpevolezza sono un'opinione.