venerdì 28 maggio 2010

I Caraibi nel docciaschiuma (o del sapone come costruzione sociale)

Seguendo le "offerte speciali" nei supermercati, ci si può imbattere in veri e propri capolavori dello spirito magico contemporaneo: capolavori come il docciaschiuma (prodotto dalla Kelémata di Torino nello stabilimento di Martellago, Venezia), che mi sono ritrovato in doccia ieri. Un magnifico esempio di satira di costume, travestita da etichetta promozionale.
Il lato "a" del bagnoschiuma recita quanto segue: «Caribbean Shower - il rituale della doccia. Tutta la magia dei Caraibi. Salsa, merengue e reggae. Spiagge bianche, mare turchese, profumi di cocco, lime e un pò di Rum. Una doccia che ricarica di energia e ti fa vivere al ritmo delle atmosfere caraibiche». Segue immagine di paradiso caraibico d'ordinanza.

martedì 25 maggio 2010

Se il Ministro all'Istruzione si preoccupa per il business del Turismo

Vi pare normale che ad occuparsi di orsi selvatici sia il ministro dell'agricoltura, e non il ministro dell'ambiente? Che della giornata della lettura se ne occupi il sottosegretario con delega all'editoria, e non il ministro della cultura? E infine, che il ministro dell'istruzione annunci di voler ritardare l'inizio della scuola per dare un pò di respiro al settore turistico, prolungando la stagione estiva a vantaggio di chi non può permettersi i prezzi dell'alta stagione?

No: non è normale. Anzi, è demenziale.

Purtroppo, però, non ci troviamo di fronte a sprovveduti, a burocrati confusi, a eccessi di protagonismo, a disattenzioni, a distribuzione dei carici di lavoro tra ministri contigui, ad approcci olistici: ci troviamo di fronte a mercanti prestati alla politica che hanno un'idea deplorevole di quelle che sono le priorità di un paese e le funzioni di un governo nazionale.

sabato 22 maggio 2010

Oltre l'ideologia della vita sempre e comunque?

Ci è stato insegnato che tutte le vite hanno un senso, e che la vita va tutelata sopra ogni cosa sempre e comunque.

A prescindere dalla definizione di ciò che è ancora vita (vedi Eluana Englaro, funerali per feti e simili derive grottesche), ogni affermazione che viola questo principio è in effetti estremamente pericolosa. Primo, perchè nel momento in cui i forti decidono che le vite dei deboli non hanno senso, i deboli rischiano di fare una brutta fine. Secondo, perchè quello di dare a persone il difficoltà il peso ulteriore della certezza di essere vissuti dagli altri come un senza senso, è un atto di crudeltà che non si può tollerare.

Eppure, si fa fatica a non ritrovare qualcosa di giusto nel bel pezzo provocatorio di Massimo Fini di oggi "Una vita basta (e avanza)". La retorica del dovere attaccarsi alla vita contro ogni evidenza senza chiedersi il perchè, del rubare alla morte ogni secondo a qualsiasi prezzo, dell'accanimento terapeutico, in effetti, suona spesso abbastanza ideologica.

giovedì 20 maggio 2010

Michelle Obama e la retorica della first lady dal volto umano

Non ho mai provato simpatia per le first lady in visita di rappresentanza a scuole, orfanatrofi, ospizi e simili.

Primo, perchè queste passerelle mediatiche non sono altro che l'attualizzazione dei vecchi cocktail party per signore dell'alta società, espressioni di quella filantropia chic ed autocelebrativa, inconsistente ed ignorante, che ammansisce simulando un potere comprensivo e dal volto umano (e come fate ad essere ancora poveri, se anche le signore dell'alta società fanno il possibile per aiutarvi?).

Secondo, perchè non sopporto il modo in cui, per prendere qualche voto in più, si coccola la retorica piccolo borghese della famiglia Mulino Bianco e della donna materna, emotiva, affettuosa e comprensiva; della madre della nazione, dell'accessorio (ce l'hanno una loro vita, queste donne; ma la devono sospendere per recitare il ruolo delle dame) che sostiene discretamente e istintivamente il marito, e che magari sotto le lenzuola lo convince ad essere un pò meno spietato (dietro ai grandi uomini ci sono le grandi donne, mentre non si è mai sentito dire il contrario).

mercoledì 19 maggio 2010

Fabio Polenghi. Istruzioni per il necrologio di un fotoreporter

Fabio Polenghi, fotoreporter milanese, è morto. E' stato ucciso durante gli scontri in Thailandia, mentre faceva il proprio lavoro. E che lavoro.

Si potrebbe scrivere qualcosa di utile, forse. Ma in questi casi, faccio fatica a rimanere distaccato. Per fortuna, l'area del cervello che mi inibisce la retorica sembra ancora funzionare.

martedì 18 maggio 2010

La guerra dell'hummus e i comunitarismi gastronomici

Tra Libano e Israele è scoppiata una guerra culinaria: quali piatti sono arabi e quali israeliani? Il cibo, per qualche strano motivo, è spesso al centro di rivendicazioni identitarie: celebri gli slogan e i manifesti più polenta e meno cous cous, ma anche le lotte al Kebab. Ma ha senso parlare di furti e di appropriazioni di cultura, specie in ambito culinario? Ha senso considerare le culture come "cose" e come marchi registrabili? Il pezzo integrale è di Osservatorio Iraq.
«La questione di natura strettamente culinaria non ha ovviamente tardato a divenire una diatriba politica. La parte libanese ha infatti apertamente accusato Tel Aviv di volersi appropriare delle tradizioni culinarie arabe e non a caso ha celebrato il conseguimento dei due nuovi record [per il maggior quantitativo di hummus e felafel cucinati] alla stregua di una vittoria militare. Molte testate on-line hanno aperto con titoli come “Il Libano ha vinto la guerra dell'hummus” dimostrando come la questione sia fortemente sentita a livello nazionale.

Del resto "la guerra dell'hummus" fra Libano ed Israele non era sconosciuta alle cronache regionali. Già due anni fa alcuni uomini d'affari di Beirut come Fadi Abboud, presidente dell'Associazione degli industriali libanesi [Ndr. notare: degli industriali libanesi], aveva pronunciato parole di fuoco contro Israele accusandolo testualmente di "non voler rubare solo la terra, ma anche le nostre tradizioni e la nostra cultura".

sabato 15 maggio 2010

Se aborto, divorzio e matrimoni gay sono le minacce al bene comune

Il Papa, in gita in Portogallo, è in forma smagliante. Dopo aver lodato lo "spirito missionario" dei coloni portoghesi nel Nuovo Mondo, ha detto che i pericoli più insidiosi di oggi sono aborto (nel paese dello "spirito missionario" illegale fino al 2007), il matrimonio non "indissolubile" (esiste, mi spiace) e matrimoni gay (qui invece a quanto pare siamo davvero gli ultimi: persino in Portogallo sta andando in porto una legge che li riconoscerà).

«Le iniziative che hanno lo scopo di tutelare i valori essenziali e primari della vita, dal suo concepimento, e della famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna, aiutano a rispondere ad alcune delle piu' insidiose e pericolose sfide che oggi si oppongono al bene comune» ha detto (al «bene comune»!). Giusto per la serie "vicini ai problemi della gente".

venerdì 14 maggio 2010

Baby leghiste. Il futuro nelle mani delle ragazze della porta accanto?

La forza della Lega (ma anche dei tanti partiti antropologicamente simili e speculari che stanno spopolando) sta nell'esprimere in maniera perfetta quello che la pancia del paese pensa. E non stupisce che la cosa funzioni tra gli anziani e tra gli adulti, ma soprattutto tra i giovanissimi: il parlare semplice, l'offrire risposte nette, il dividere il mondo in bianco e nero, il ricondurre ogni discorso a pochi slogan, l'elogiare la "saggezza" popolare e i consigli della nonna, è tanto più efficace tanto più l'ascoltatore è certo di avere già capito tutto (e senza sforzo) e di non avere nulla di complicato da imparare. E i giovani di provincia, in questo, non hanno nulla da imparare da nessuno.

Sono ragazze molto comuni, ad esempio, le giovani amministratrici leghiste che Repubblica e Unità si stanno divertendo a videointervistare. Vanno davanti alla telecamera con semplicità, e raccontano le prime cose che le passano per la testa: sono ragazze della porta accanto, spigliate e senza troppi fronzoli, e non si pongono nemmeno il problema di poter risultare inadeguate nel trattare temi di enorme spessore.

Come la posh consigliera comunale Ilaria Montecroci, che dondola le gambe mentre racconta che "ha paura delle altre culture", o come la baby pasionaria Irene Zanichelli che sogna ad occhi aperti, nella sua cameretta pitturata di verde, di potere un giorno raccogliere l'eredità di Calderoli. "Buona" visione

giovedì 13 maggio 2010

Saggezze antiche o sciocche sequenze di suoni

*post metaforico con soluzione

«Piove, piove: la gatta non si muove, si accende la candela, si dice buonasera» cantilenano dei bambini fuori dalla mia finestra. Chissà da quante generazioni si tramanda questa canzoncina idiota: forse i bisnonni di questi ragazzini, nella loro infanzia, sono stati gli ultimi a vivere veramente il doversi barricare in casa, alla luce di semplici candele, appena fuori fa brutto tempo.

Eppure, nell'era della modernità avanzata che si sfilaccia verso il post, la filastrocca rimane.

D'altra parte, non è fatta perchè qualcuno si ponga delle domande nè per descrivere qualcosa: è ormai un semplice supporto, condiviso e rassicurante, per sprecare un pò di voce. E sono molte le cose che si tramandano così, di generazione in generazione: cose che magari rispettiamo e ripetiamo perchè sembrano connetterci con una qualche saggezza antica e placida, ma che in realtà non sono più che sequenze di suoni.

mercoledì 12 maggio 2010

Lo «spirito missionario portoghese»?

In visita ufficiale in Portogallo, il Papa ha lodato «l'azione missionaria portoghese» nella storia. «Glorioso è il posto che il Portogallo si è guadagnato in mezzo alle nazioni per il servizio offerto alla diffusione della fede» ha detto tra l'altro il Papa nell'omelia, che è partita proprio da una lode all'antico "spirito missionario portoghese" nell'auspicio che «partecipando all’edificazione della Comunità europea, portiate il contributo della vostra identità culturale e religiosa».

I genocidi, il colonialismo, l'imperialismo e l'evangelizzazione armata di decine di milioni di nativi dal '500 in poi; la legittimazione della schiavità, dei furti e delle violenze con la scusa della civilizzazione; i fini discorsi teologici sul diritto a schiavizzare gli indigeni in quanto privi di anima e in quanto bisognosi di etica; le conversioni forzate, i furti ed i contagi; e soprattutto le vette più alte di etnocentrismo, razzismo e disprezzo dell'altro, si trasformano così in "spirito missionario".


martedì 11 maggio 2010

Rasa il pratino. Blogger, ipnosi commerciali e depilazione intima

Ci sono molte forme di "pressione sociale", cioè di meccanismo che induce una persona a limitare la propria libertà conformandosi a richieste che provengono da altri, e che tipicamente sostengono l'interesse del più forte.

L'idea è sempre quella che sta alle spalle dell'atto di forza, della coercizione fisica, del forte che picchia il debole affinchè faccia la sua volontà. A cambiare è però soprattutto la forma, che rende tutto un pò più confuso e un pò più apparentemente naturale. Per capirlo, basta guardare questo spot mirato, pare, soprattutto alle giovanissime via Social Network.

lunedì 10 maggio 2010

La città diffusa: Inquinamento e inefficienza all'italiana

L'automobile è, per gli italiani, un oggetto strano: feticcio e necessità, prodotto nazionale non competitivo ma da incentivare e fonte di spese infinite per l'individuo, simbolo di libertà e luogo di tensioni tra traffico congestionato e bulli a quattro ruote. Report, in una puntata interessante come lo stesso programma della Gabanelli riesce a proporre sempre più di rado, è partita da quì per parlare, tra le altre cose, di ambiente, traffico e pianificazione urbana. Potete vedere la puntata, integralmente o a spezzoni, qui.

Colpisce, in particolare, la contrapposizione tra la città diffusa all'italiana, tutta villette e tangenziali intasate, e la città densa nord europea con quartieri residenziali concentrati e quasi autosufficienti uniti al centro da servizi pubblici efficaci e interconnessi, per le brevi distanze, da vere piste ciclabili.

venerdì 7 maggio 2010

I fascisti hanno il diritto a manifestare?

I fascisti hanno il diritto di manifestare? Nella "sinistra antagonista" si è acceso in questi giorni un dibattito, acceso da una dichiarazione della redazione de Gli Altri (il settimanale di Sansonetti) che giorni fa ha sostenuto il diritto di un'organizzazione giovanile più o meno esplicitamente fascista a fare una manifestazione autorizzata a Roma.

L'argomento è di quelli "marginali": queste cose, finiscono sempre per sembrare delle beghe di stampo condominiale tra centri sociali. Non si discute chi rappresenti "il bene" e chi rappresenti "il male": c'è da chiedersi, però, perchè (nonostante tutti i grandi principi di cui ci si accredita come veicoli) le cose non finiscano sempre per assomigliare a una versione esplosiva e politicizzata dei "Ragazzi della via Pal".

Forse, il problema più grosso di certi ambienti è proprio il loro essere autoreferenziali? Forse chi si scalda così per queste cose è distante dalla risoluzione dei problemi comuni quanto Sansonetti con il suo "culo al caldo", per citare qualche commento, in quel bugigattolo che immagino essere la sede del suo giornale?

giovedì 6 maggio 2010

"Il diario segreto di Renzo Bossi". Solidarietà al blogger querelato dal "trota"

Michael Abbatangelo è un blogger italo-francese (che non conoscevo, ma che ora conosco).

Ha scritto un diario satirico liberamente ispirato e scherzosamente attribuito a Renzo Bossi, una delle peggiori pagine viventi di nepotismo e cafonaggine in salsa padana, che potete leggere qui. E il "Trota", come tutta risposta, l'ha querelato per diffamazione.

Non ho letto tutto il diario, ma forse la querela (negli stralci riportati da Daniele Sensi) mi sembra ampiamente più grottesca.

mercoledì 5 maggio 2010

Immigrazione: l'Arizona si indigna per un topolino

"Stato di polizia": così un quotidiano online autorevole come PeaceReporter definisce l'Arizona dopo l'approvazione dell'ultimo provvedimento di legge sull'immigrazione. Anche negli Stati Uniti questo provvedimento è al centro di forti critiche: non ultimo, si è scomodato in maniera anche abbastanza irrituale il presidente Obama.

Eppure l'Arizona, uno degli stati del suprematismo bianco, dei cow boy che pattugliano i confini muniti di fucile, degli anti-abortisti e degli obiettori fiscali, ha partorito un topolino. Perchè il provvedimento adottato dice semplicemente una cosa: la polizia avrà il diritto di chiedere i documenti a chi abbia un aspetto ispanico, per verificare che non sia irregolare, e nel caso egli non abbia con sè alcun documento avrà il dovere di portarlo per un pò in galera perchè ciò costituirà reato.

martedì 4 maggio 2010

La melina della Lazio è l'anima dello sport

[Il Pensiero Selvaggio per Filopop]

Domenica, la Lazio ha lasciato che l’Inter la sconfiggesse pur di non far vincere lo scudetto ai rivali della Roma. Oggi, i moralisti e le anime candide della domenica si strappano le vesti di fronte a questo atto che definiscono illecito e “anti-sportivo”.

Peccato che molti di coloro che oggi si indignano non siano tifosi romanisti, gli unici ad essere stati effettivamente penalizzati, bensì tifosi juventini, milanisti, napoletani, arrabbiati perchè anche quest’anno lo scudetto verrà vinto dagli arcinemici dell’Inter. E a questo punto sorge una domanda: è più antisportivo il tifoso della Lazio che tifa Inter affinché la Roma non vinca lo scudetto, o il tifoso del Milan che tifa Lazio affinché l’Inter non vinca lo scudetto (nascondendosi dietro la scusa dello "spirito sportivo")?

lunedì 3 maggio 2010

L'invenzione del ristorante vietnamita in Europa

 Il ristorante vietnamita in Europa, così come qualsiasi altro ristorante esotico, è un'invenzione. "Un ristorante vietnamita in Europa è senza dubbio più sconcertante per un vietnamita che per un europeo", scrive il sociologo Jean Pierre Poulain. Se già parlare di cucina vietnamita è semplicistico, il ristorante vietnamita in Europa costituisce un nuovo genere, inventato attraverso l'ibridazione e la messa in scena: è un simbolo di intercultura, che nonostante tutto ha il pregio di introdurci gradualmente all'alterità. 
La globalizzazione dei mercati e la mescolanza delle popolazioni (per effetto delle migrazioni e dello sviluppo del turismo internazionale) favoriscono gli scambi di prodotti e di tecniche culinarie e partecipano di una vasta ibridazione dei modelli alimentari, creatice di diversità. Un ristorante vietnamita in Europa è senza dubbio più sconcertante per un vietnamita che per un europeo. Certo, quello che si mangia lì somiglia un pò a quello che si mangia in Vietnam, e si usano persino le bacchette, ma quante trasformazioni sono state necessarie per renderlo accettabile al modello alimentare europeo! Se per noi l'esotismo è assicurato, non vi è però nessuno sconvolgimento; i piatti sono serviti in porzioni e i menù sono declinati secondo i nostri codici: antipasti, primi, secondi e dessert. Il servizio segue le regole delle nostre usanze a tavola. L'asiatico che arriva in uno dei nostri ristoranti si trova, forse ancor più dell'occidentale, in un universio esotico. Certo, l'arredamento con le vedute della baia di Along, marine o terrestri, e naturalmente i piatti, hanno una qualche somiglianza con ciò che si mangia in Vietnam. "Ma insomma un pasto vietnamita non si svolge così!".


domenica 2 maggio 2010

Carlo Rossella e il primato delle soubrette italiane: quando il razzismo invade il nostro showbiz provinciale

"Basta con le attrici dell'est, che rubano il lavoro alle brave attrici italiane": Carlo Rossella, uno tra i principali berlusconiani nel mondo dello spettacolo (attualmente a capo di Medusa Film), si erge così a paladino della purezza razziale dello showbiz italiota.

«Non dico di non far lavorare le straniere, oddio siamo un paese che deve accogliere tutti... però, insomma, facciamo lavorare anche le italiane» spiega, ripreso tra gli altri da Studio Aperto. Le attrici straniere, per Rossella, si trasformano subito in profughe, in transfughe che dobbiamo accogliere; le italiane, invece, diventano vittime di chissà quale discriminazione misteriosa.

In particolare, Rossella ha un conto in sospeso con le attrici slave. «Invece le latinoamericane no, quelle sono più simili a noi, vanno benone. Belen Rodriguez sembra una nata a Reggio Emilia» spiega. Perchè alla base del discorso di Rossella non c'è, soltanto, l'idea per la quale il primato andrebbe dato alle italiane (e non, ad esempio, al merito) da proteggere contro una concorrenza che, per indignare, non deve più nemmeno essere sleale: dietro al discorso di Rossella c'è anche il provincialismo di chi vorrebbe un mondo popolato soltanto da simili.

sabato 1 maggio 2010

«La mia Italia madre o matrigna?»

Yonas Tesfamichael ha 27 anni, è nato in Eritrea ma vive in Italia dal 1991. In questo cortometraggio autobiografico che mi ha segnalato racconta in maniera efficace la sua condizione e la sua visione del mondo.

Colpisce, soprattutto, il senso di precarietà, di sospensione kafkiana, quel continuo doversi sentire diverso mentre in realtà si desidererebbe solo poter essere, come tutti, lasciato libero e in pace.

La mia Italia madre o matrigna? SUB ITA from yonas tesfamichael on Vimeo.