L'automobile è, per gli italiani, un oggetto strano: feticcio e necessità, prodotto nazionale non competitivo ma da incentivare e fonte di spese infinite per l'individuo, simbolo di libertà e luogo di tensioni tra traffico congestionato e bulli a quattro ruote. Report, in una puntata interessante come lo stesso programma della Gabanelli riesce a proporre sempre più di rado, è partita da quì per parlare, tra le altre cose, di ambiente, traffico e pianificazione urbana. Potete vedere la puntata, integralmente o a spezzoni, qui.
Colpisce, in particolare, la contrapposizione tra la città diffusa all'italiana, tutta villette e tangenziali intasate, e la città densa nord europea con quartieri residenziali concentrati e quasi autosufficienti uniti al centro da servizi pubblici efficaci e interconnessi, per le brevi distanze, da vere piste ciclabili.
In Italia, parlare di programmazione urbanistica è utopistico: le case nascono per riempire gli spazi attorno a strade e centri commerciali con continue varianti ai piani regolatori a partire dalle sollecitazioni dei privati. Alla desertificazione dei centri cittadini, trasformati in vetrine commerciali (con affitti proibitivi) o in ghetti sovraffollati (con standard inadeguati), segue il culto della villetta con giardino fuori città, il mito dell'isolamento bucolico da vicini fastidiosi e città grigie. Ne derivano città diffuse, cioè spalmate le une contro le altre cementificando tutto, con tempi casa-lavoro infiniti e zone residenziali troppo polverizzate per poter rendere efficace qualsiasi sistema di trasporto pubblico. Tutti con l'automobile, tutti in tangenziale: l'illusione della villetta, e dall'altra parte una megalopoli carica di smog e di code che va senza quasi soluzione di continuità dal Veneto al Piemonte.
E pensare che sopra le Alpi, le cose sono programmate in modo da potere, tra trasporti efficaci, negozi di vicinato, centri abitati concentrati e privilegi a ciclisti e pedoni, addirittura fare a meno dell'automobile privata. Mentre noi, senza tutto questo, trasformiamo i nostri buoni propositi in misure punitive e inefficaci (sovrattasse, restrizioni al traffico) che non fanno che allontanare la gente da una vera consapevolezza ambientale, facendo sembrare chi si occupa di queste cose null'altro che un rompicoglioni.
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