lunedì 16 maggio 2011

Fantasie d'occidente. Storia essenziale della danza del ventre.

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Pur continuando a rimandare ad un immaginario esotico distorto, e pur traendo parzialmente spunto dalle antiche danze popolari del vicino e del medio Oriente, la “danza del ventre” è oggi un prodotto ibrido completamente incorporato nella cultura popolare “occidentale”. La danza del ventre contemporanea, infatti, è il risultato della reinterpretazione delle danze ma anche delle fantasie, dei racconti e dei desideri emersi in due secoli di incontri tra Oriente ed Occidente; risultato che non fa che ricordarci come l'incontro tra culture produca sempre ed inevitabilmente culture nuove, “di sintesi”, e di come queste culture nuove siano prodotti spontanei dei nostri bisogni che trovano nel nuovo un'opportunità per prendere forma. 

Quella che segue vuole essere una breve ed informale storia genealogica della Danza del Ventre occidentale contemporanea. Il mio obiettivo non è quello di mostrare semplicemente come la danza del ventre contemporanea sia inevitabilmente qualcosa d'altro rispetto alle “danze tradizionali”, né quello di mostrare semplicemente come la storia della Danza del Ventre sia anche una storia di pregiudizi e di rapporti asimmetrici tra “Oriente” e “Occidente”, né quello di dimostrare semplicemente come la Danza del Ventre dica molto di noi e nulla del “vero” Oriente. L'obiettivo principale, piuttosto, è quello di descrivere il potere creativo dell'incontro interculturale e la natura intrinsecamente meticcia della cultura – in questo caso – materiale.



Dalle origini al romanticismo
Cercare le esatte origini della “danza del ventre”, termine coniato in Francia ed utilizzato nel medio e nel vicino Oriente soltanto per i turisti, non è soltanto complicato: semplicemente, è insensato. Per cominciare non esiste una danza originaria ma centinaia di versioni locali e personali che si sono sviluppate in contesti e con funzioni diverse. A loro volta, nei secoli, queste danze sono cambiate e si sono contaminate a vicenda: queste danze si sono infatti diffuse anche grazie a compagnie miste itineranti che si muovevano con le loro carovane per il medio e il vicino Oriente di festa popolare in festa popolare. Non bisogna poi dimenticare che le danze orientali sono, in quanto danze popolari, pratiche culturali per le quali non esistevano né accademie, né testi, né codici: la danza, quindi, veniva trasmessa all'interno delle diverse compagnie itineranti senza lasciare tracce.

La storia ci permette però di sfatare alcuni miti sull'origine della “Danza del Ventre” che trovano le loro radici nei racconti dei primi viaggiatori che, nell'800, raccontarono per primi agli europei ciò che avevano visto soprattutto in Egitto, ultima tappa dei loro Grand Tour. Per cominciare la “danza del ventre” non riproduce alcuna usanza diffusa negli harem ottomani o pre-ottomani: l'immagine di decine di giovani danzatrici agghindate che danzano tra cuscini e profumi per conquistare i favori del sultano è infatti destituita dagli storici (e dalla critica femminista) di ogni fondamento e rispecchia le fantasie maschili piuttosto che la dura realtà delle tristi prigioni-harem. Allo stesso tempo, sembra fasulla anche la versione che vede la danza del ventre come la riproduzione di antichi rituali rivolti alla dea della fertilità: anche se la danza rientra tra le forme di preghiera comuni a molte popolazioni, questa interpretazione sembra essere stata costruita a posteriori partendo dall'idea, comune già nell'800 in occidente, dell'Oriente come culla della spiritualità e della sensualità.

Come anticipato l'immagine della Danza del Ventre è influenzata soprattutto dai racconti dei giovani viaggiatori europei i quali, fin dal periodo romantico, viaggiarono fino all'Egitto ed al vicino Oriente ricercando il fascino dell'esotico, del nuovo e del selvaggio, ma anche la soddisfazione delle loro fantasie e delle loro pulsioni. Il mito dell'allora danse du ventre, com'era chiamata dai francesi, influenzato dall'idea dell'Oriente come covo di sensualità e vitalità, nasce soprattutto nei locali equivoci e nelle fumerie egiziane dove i giovani dell'Europa bene di metà Ottocento concludono i loro viaggi di ricerca tra le ghawazee, danzatrici-prostitute (talvolta gitane, talvolta schiave importate anche dall'Italia [1]), smarriti di fronte ad un mondo nuovo su cui proiettare la propria immaginazione. 
 
Gli stessi costumi adottati successivamente dalle danzatrici in Europa e negli USA (e di ritorno, per compiacere i turisti, nel medio e vicino Oriente) traggono ispirazione soprattutto dai dipinti dei pittori romantici europei e dai costumi teatrali di fine '800, ampiamente di fantasia, per consolidarsi poi con le prime pellicole di Hollywood.

La danse du ventre arriva negli USA
Le prime compagnie di danzatrici orientali si esibiscono in tourneé, fin dall'800, in Europa ed in particolare in Francia in occasione delle fiere, tra le donne barbute e gli altri fenomeni da baraccone, e sui palcoscenici dei nascenti cabaret (dove spesso le danzatrici esotiche sono, in realtà, imitatrici francesi). La danse du ventre europea del tempo è il risultato della completa de-contestualizzazione (e quindi della ri-contestualizzazione) della danza; oltre a proporre una novità, queste danzatrici (o meglio i loro protettori) sfruttano e rinforzano l'immaginario orientalista di un Oriente come luogo di pulsioni, evasioni, sensualità. Il conflitto con la morale borghese di facciata, che fa prevalere la ragione considerando questo genere di danza un'espressione volgare della carne, fa però sì che il fenomeno rimanga confinato per decenni nei locali equivoci. La vetta di “popolarità” viene raggiunta con l'esposizione internazionale di Chicago del 1893 quando tre danzatrici di origini egiziane, in tourneé per conto di un impresario francese, vengono denunciate ed arrestate – il processo è raccontato per esteso da un articolo del New York Times dell'epoca [2]- per oscenità. 
 
E' proprio negli Stati Uniti, tuttavia, che la “danza del ventre” riesce gradualmente ad emergere. La nascente industria del cinema, pur tra le mille censure, è una grande cassa di risonanza per l'immaginario esotico e sensuale che la danza orientale condensa; proprio ad Hollywood, come detto, vengono consolidati i costumi conosciuti oggi in tutto il mondo e molte tra le prime dive vengono ingaggiate per copioni orientalisti in cui magnificano il potere seduttivo della danza e della sensualità orientale. 

La danza del ventre come noi la conosciamo, quindi, nasce sostanzialmente nei primi decenni del '900 negli Stati Uniti. Sono le costumiste e le coreografe del cinema, le ballerine e alcune donne del tempo a creare i primi stili ibridi traendo ispirazione dalla letteratura, dalle compagnie in tournée, dai geroglifici egizi, da tutte le immagini più o meno fantasiose che provengono dall'Oriente, mischiando tutto ciò con gli altri stili di danza diffusi al tempo. Dagli anni '20 le prime massicce migrazioni dal Medio Oriente negli Usa permettono poi alle donne americane di confrontarsi e di apprendere alcune tecniche dalle donne immigrate, e di frequentare ristoranti e locali notturni mediorientali dove il fascino della danza del ventre viene utilizzato per attirare gli avventori. Negli anni il panorama della danza orientale si complica con la creazione di decine di stili, di varianti, di scuole: il vicino ed il medio Oriente sono ormai lontani, e la danza del ventre occidentale vive ormai una storia a sè.

La danza del ventre oggi. Icona maschilista o icona femminista?
Già ad inizio '900 la danza del ventre aveva costituito, per molti, una forma di ribellione e di evasione dall'etica Vittoriana. Benchè storicamente orientata a stuzzicare l'immaginario maschile proponendo una donna sottomessa chiamata ad intrattenere con il proprio corpo l'uomo, l'immagine della danzatrice portò alla ribalta anche l'immagine di una donna a proprio agio con il proprio corpo nonché, soprattutto, titolare di un potere: il potere di seduzione. L'approccio femminista alla danza del ventre si sviluppò però, soprattutto, a partire dagli anni '60: per molte la danza del ventre divenne un modo per rifiutare la mortificazione del corpo e della sensualità, per riprendere possesso della propria femminilità, per rigettare la morale oscurantista o semplicemente per creare luoghi ed occasioni di ritrovo e di confronto tra donne.

All'immaginario dell'harem come luogo di piacere al maschile, alcune teoriche contrapposero l'immaginario della danza orientale come momento al femminile e come espressione di femminilità non rivolta a compiacere l'uomo quanto a riconnettere la donna con il proprio corpo. La danza orientale, anche oggi, si presta ad esprimere tanto l'una quanto l'altra posizione pronta a cambiare, all'infinito, il proprio significato.

Conclusioni
La danza del ventre come conosciuta e praticata oggi ha ben pochi legami con le danze orientali delle origini. Non solo i passi, le musiche ed i costumi sono profondamente distanti dalle “tradizioni”: il senso che queste danze rivestono agli occhi di spettatori e ballerine è irrimediabilmente differente dal senso rivestito dalle danze orientali in luoghi e tempi lontani. Tra l'altro non possiamo non ricordare come lo sguardo di chi ha “inventato” ed esportato questa danza fosse profondamente viziato da stereotipi millenari: la danza del ventre contemporanea non è l'espressione di una qualsiasi “cultura orientale” quanto, storicamente, la proiezione dei pregiudizi e dei bisogni dell'occidente (che si è tradotta, per secoli, anche in sfruttamento).

Ciò nonostante la danza del ventre contemporanea ha, oggi, una sua dignità ed una sua lecita indipendenza. Essa va intesa come un divertissement e come un elemento della cultura materiale popolare postmoderna da non disprezzare: il problema sta, piuttosto, in chi la utilizza a sproposito per riproporre stereotipi riproducendo l'immagine dell'Oriente sensuale o della donna oggetto. Questi incidenti di percorso non devono tuttavia far perdere di vista un punto centrale: la danza del ventre contemporanea trae il suo valore dall'uso e dal significato che essa assume qui ed ora per chi la pratica. Senza dimenticare che le occasione per conoscere ed esperire davvero l'altro e l'altrove reale, arricchendosi ulteriormente, sono ben altre.

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Note:
1. Come racconta G.A. Stella ne “L'Orda. Quando gli albanesi eravamo noi”.

Bibliografia

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Deagon A. (b), Feminism and Belly Dance.
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Shay A., Sellers-Young B. (2003), 'Belly Dance: Orientalism - Exoticis - Self-exoticism' in Dance Research Journal, 35 (1).

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