venerdì 13 maggio 2011

Il dono di Sherazade [Mario Vargas Llosa]

Sherazade, la giovane che nelle Mille e una notte riesce - grazie alla sua intelligenza ed alla sua capacità di inventare e narrare -  ad affascinare e a "curare" addirittura il crudele re Shahriyar, non è solo un'icona dell'esotismo più consumistico, orientalista e superficialmente libidinoso che popola l'immaginario occidentale degli ultimi secoli. E' anche un'icona dell'intelligenza e dell'intraprendenza femminile (una sorta di anti-velina), nonché una parabola sull'importanza e sul potere civilizzatore della fantasia e dell’invenzione

Proprio partendo da questo secondo aspetto, Mario Vargas Llosa ha scritto un breve saggio -pubblicato dalla Stampa nel 2008 - che parte da Sherazade per arrivare a sintetizzare in maniera efficace l'importanza ed il ruolo della letteratura (Il dono di Sherazade). Mi permetto di riportarne qualche assaggio.
Sherazade riesce a compiere un vero miracolo. Non può restituire la vita alle decine di giovani sacrificate dal tiranno (...) ma, con le sue arti di grande narratrice, mitiga la ferinità di questo barbaro che, prima di sposarsi con lei, era puro istinto e pura passione. Facendogli vivere e sognare vite immaginarie, lo instrada sulla via della civiltà. Non esiste nella storia della letteratura una parabola più semplice e illuminante di quella di Sherazade e Sahrigar per spiegare l’importanza della fantasia e dell’invenzione nella vita degli esseri umani e il modo in cui esse abbiano contribuito a riscattarli dai bui inizi della loro storia quando ancora non erano diversi dai quadrupedi e dagli animali feroci. (...) I personaggi principali [delle Mille e una notte] godono del piacere di raccontare, una delle più antiche forme di relazione sviluppate tra gli esseri umani quando furono costretti a riunirsi in comunità per meglio difendersi dagli animali feroci, dall’inclemenza del clima, dalle tribù nemiche e per procacciarsi il cibo. Come accade per Sherazade con il re Sahrigar, queste storie che brillavano nelle caverne primitive attorno al fuoco capace di tenere lontane le fiere, hanno, via via, reso più umano chi le ascoltava. Esse rappresentano l’alba della civiltà, il punto di partenza del miracoloso cammino che ha portato gli esseri umani, con il trascorrere dei secoli, alle grandi scoperte della scienza, alla conquista della materia e dello spazio, alla creazione dell’individuo, dei diritti umani, della democrazia, della libertà e anche, purtroppo, dei più spaventosi strumenti di distruzione mai conosciuti dalla storia. Niente di tutto ciò sarebbe stato possibile senza la fame di vita alternativa, d’un destino diverso dal proprio che ha fatto sorgere nella specie umana l’idea d’inventare storie e di raccontarle; in sostanza, di viverle e di condividerle attraverso la parola e, dopo, attraverso la scrittura. Questa occupazione, questa magia, ha affinato la sensibilità, stimolato l’immaginazione, arricchito il linguaggio, offerto a uomini e donne tutte quelle avventure che non potevano assaporare nella vita reale e regalato loro momenti di felicità assoluta. La letteratura è anche questo: un duraturo risarcimento contro gli infortuni e le frustrazioni della vita. (Mario Vargas Llosa)

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