Vi pare normale che ad occuparsi di orsi selvatici sia il ministro dell'agricoltura, e non il ministro dell'ambiente? Che della giornata della lettura se ne occupi il sottosegretario con delega all'editoria, e non il ministro della cultura? E infine, che il ministro dell'istruzione annunci di voler ritardare l'inizio della scuola per dare un pò di respiro al settore turistico, prolungando la stagione estiva a vantaggio di chi non può permettersi i prezzi dell'alta stagione?
No: non è normale. Anzi, è demenziale.
Purtroppo, però, non ci troviamo di fronte a sprovveduti, a burocrati confusi, a eccessi di protagonismo, a disattenzioni, a distribuzione dei carici di lavoro tra ministri contigui, ad approcci olistici: ci troviamo di fronte a mercanti prestati alla politica che hanno un'idea deplorevole di quelle che sono le priorità di un paese e le funzioni di un governo nazionale.
Primo caso: l'orso vicentino. Spetterebbe al ministro dell'ambiente, a rigor di logica: anche perchè sennò che cosa rimane alla povera Prestigiacomo se le tolgono anche la tutela della fauna selvatica? Invece, prende in mano la situazione il ministro all'ambiente Galan. Un pò, forse, perchè della zona; un pò, perchè la questione è intesa dal punto di vista del potere economico coinvolto, e cioè di agricoltori e allevatori. L'orso, non produce: sono gli agricoltori, quelli che portano i voti e che lavorano. Gli occhiali scelti per analizzare e commentare la cosa, sono quelli del mondo produttivo dell'agricoltura.
Secondo caso: la giornata della lettura. L'iniziativa, volta a promuovere la lettura nelle scuole, è interessante: in un paese in cui i giovani non leggono libri, in un paese in cui l'introspezione, la crescita personale e la cultura sono dannatamente out, ogni ministro ed ogni assessore alla cultura avrebbero il dovere di fare il possibile per sostenere la letteratura. Invece, la questione viene affidata al sottosegretario all'editoria; cioè, a colui che gestisce i rapporti con i grandi editori. La promozione alla lettura non rientra in un programma culturale: è uno stimolo alla domanda di merce-libro.
Terzo caso: il rinvio dell'inizio della scuola per favorire il turismo. Tutto, avremmo potuto aspettare, tranne un ministro dell'istruzione che tiene i bambini a casa nell'illusione che, in questo modo, essi potranno prolungare le vacanze sostenendo l'industria del turismo nazionale. L'educazione è un'attività improduttiva, mentre le vacanze al mare sono produttive. E allora, lasciamo i ragazzi al mare (con quali soldi? i genitori non devono forse lavorare?).
No: non ci troviamo di fronte a impreparazione, bizzarrie, rotazione di competenze. Ci troviamo di fronte a una visione del mondo che mette al centro la produzione immediata di denaro e che vede lo stato come ancella degli interessi economici.
Una prospettiva, oltre che squallida, parecchio miope.
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