mercoledì 10 febbraio 2010

Overdose da Tantum Rosa e Teoria della Scelta Razionale

Il Tantum Rosa (bustine) non si mangia, nè si usa come colluttorio: si scioglie in acqua, e si utilizza per lavande vaginali. Eppure, i centri intossicazioni italiani segnalano che almeno 50 donne al mese, dall'inizio della nuova campagna pubblicitaria, bevono il preparato andando incontro a vomito, nausea, paresi del cavo orale, vertigini ed allucinazioni.

Colpa della leggerezza con i quali farmaci e parafarmaci vengono pubblicizzati, e della superficialità con la quale sono stati collocati negli scaffali dei supermercati: il farmaco, e soprattutto il parafarmaco, non è infatti un prodotto da acquistare e somministrare con cura, facendo attenzione alle controindicazioni e alla reale necessità, bensì un prodotto commerciale come un altro da assumere, distrattamente, al primo sintomo di malessere fisico.

Una delle direttrici secondo la quale il rapporto consumatori - farmaci si sta dirigendo è proprio questa: quella di una crescente abitudine a un uso disinvolto del prodotto attivo, stimolata da un lato da pubblicità rassicuranti ed accattivanti e dall'altro dalla vendita libera, privata anche di quel passaggio simbolico dal farmacista col camice bianco che dava se non altro l'impressione di avere tra le mani qualcosa di "speciale" da usare con cautela, garantita dalle recenti "liberalizzazioni". A tutto ciò si aggiunge, naturalmente, la proverbiale superficialità del consumatore.

Oggi, tra uno scaffale e l'altro dell'ipermercato, è difficile distinguere il parafarmacista dal salumiere ed il farmaco dal pacchetto di caramelle balsamiche. Così, il consumo di farmaci aumenta, il prezzo diminuisce, e i ricavi per le imprese aumentano sostenuti dall'aumento dei volumiparallelamente all'incidenza delle controindicazioni: tanto delle controindicazioni gravi, quanto delle controindicazioni sottili che ti rovinano la giornata senza che ti passi nemmeno per l'anticamera del cervello che la colpa è della tal pastiglia presa qualche ora prima. E, in un mercato sempre più competitivo, le case farmaceutiche possono fare ricorso sempre più massicciamente alle campagne pubblicitarie, che già da anni superano per investimenti quelli per la ricerca di nuovi prodotti, convincendo tutti a non farsi troppe domande. Fino a dare lustro a una vecchia lavanda vaginale attraverso un packaging e una pubblicità simile a quelli del più famoso colluttorio sul mercato.

Il consumatore, amano ricordare gli imprenditori, non è stupido. Ha a disposizione tutte le informazioni che gli servono per scegliere: bugiardini chilometrici, messaggi sonori "attenzione è un medicinale" negli spot, un parafarmacista cui rivolgersi, perfino Yahoo Answer. E allora lasciatelo esercitare la sua "libertà" di scelta.

2 commenti:

  1. hai ragione, non solo per i farmaci: la pubblicità è una cosa... troppo lunga da spiegare (visto che c'ho lavorato!);
    però, a proposito delle farmacie e della liberalizzazione delle para attuata da Bersani, che cercano di "annullare", ho letto quest'articolo.

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  2. Una puntualizzazione: non esistono i parafarmacisti ma i farmacisti che lavorano nelle parafarmacie!

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