lunedì 31 ottobre 2011

Il declino dei Social Network [David Shing]

Forse, i social network sono davvero arrivati al loro punto di massima espansione.  Esaurito l'effetto novità, e soprattutto affogate nel rumore di fondo l'utilità e l'efficacia iniziale, i social network "tradizionali" sono oggi il luogo del caos, del chiasso ingovernabile, dei patetici e dei seccatori. 

Lo spam e l'overload informativo stanno uccidendo i social network: e se è vero che i valori del futuro online sono per reazione l'ordine, la selezione e l'essenzialità, è altrettanto evidente che chi continua (o inizia ora) a fare promozione attraverso i social network, aziende o conoscenti reali, non solo rischia di perdersi fra la folla dei disturbatori: addirittura, rischia di passare a sua volta per seccatore producendo nei (pochi) lettori rimasti una sensazione di fastidio.

L'ultima possibilità di salvezza dei social network, nati come reti trasparenti e decentralizzate, sembrano essere i filtri.
David Shing, the man who helps figure out future trends for AOL, is fed up with Facebook and Twitter. In fact he has told his bosses that defriending and unfollowing are going to be the next big thing as users realise that the increasing "noise" on social networks is counterproductive. "The web is so overwhelming, so then it becomes underwhelming [because] it's so hard to find anything," he says."People are going to start defriending people who constantly tweet and post on Facebook with rubbish info," he said. Similarly for brands, he said it's very dangerous for companies to get involved on social networks unless they can guarantee a meaningful conversation. "If I invite a brand into my home, there better be a good reason for them to come in." ("Time to cut the Facebook and Twitter clutter, says AOL's 'digital prophet'")

giovedì 20 ottobre 2011

La libertà di movimento va di pari passo con la riduzione delle diseguaglianze sociali ed economiche?

Il "Brain Drain", cioè il fenomeno per cui i paesi ricchi riescono ad attirare (non necessariamente con incentivi materiali, ma spesso con facilitazioni nella concessione di permessi e visti dedicati alle skilled migrations) migliaia di medici, ingegneri, professionisti e giovani istruiti dai paesi del sud del mondo, è spesso interpretata (storicamente dalla sinistra no-global, recentemente dalle nuove destre europee) come una manovra di stampo neo-colonialista in cui i paesi sviluppati si appropriano a basso prezzo di una risorsa fondamentale, i giovani istruiti e di talento, a discapito dei paesi del sud del mondo (da cui questi ragazzi provengono), che si trovano così privati proprio di quei talenti che avrebbero potuto contribuire al miglioramento della situazione interna. Altra faccia della medesima in medaglia, la battaglia italiana contro la "fuga dei cervelli": anche se in Italia il colpevole è il governo italiano e non i paesi che "ci scippano i talenti" (come se facessimo fatica a riconoscere l'Italia nel ruolo di paese inerme e vessato, quasi da sud del mondo), i cliché sulla fuga dei cervelli dipingono l'emigrazione di questi ragazzi come un grave smacco e come un ostacolo allo sviluppo del paese.
Ma se l'emigrazione dei giovani istruiti è un problema per le patrie di origine, come dovremmo comportarci? Dovremmo forse auspicare una chiusura delle frontiere, dovremmo forse obbligare questi ragazzi a stare "a casa loro" e a fare il bene del paese? Altrimenti: auspicando la libertà di movimento delle persone, e concedendo che ciascuno ha il diritto di inseguire prima di tutto i propri obiettivi e le propensioni, stiamo forse contribuendo all'impoverimento ulteriore del sud del mondo? La libertà di movimento delle persone andrebbe forse messa alla stregua della libertà di movimento dei capitali e delle merci, ed in quanto tale ostacolata o regolamentata affinché non si traduca in un'accentuazione delle diseguaglianze?

In altre parole: (a) la libertà di movimento delle persone va di pari passo con la riduzione delle diseguaglianze e delle ingiustizie economiche, o al contrario (b) le migrazioni non sono altro che un travaso di alcune persone, un "cambiamento di squadra" da parte dei più intraprendenti e dotati, al termine delle quali però i rapporti di forza fra continenti non cambiano o addirittura diventano paradossalmente ancora più asimmetrici? 

Foreign Policy elenca una serie di argomentazioni a favore dell'ipotesi (a), quella dell'armonia fra migrazioni e miglioramento degli equilibri sociali ed economici ("Doctors without boarders"). In estrema sintesi:
  • Le skilled migrations generano un forte flusso di rimesse a vantaggio dei paesi di origine
  • La libertà di movimento crea legami e reti di contatti transnazionali, che possono tramutarsi in occasioni di business
  • La libertà di movimento sono uno stimolo allo scambio di merci (gli emigranti possono trasformarsi in importatori, possono aprire aziende nei paesi di origine, possono aprirvi stabilimenti)
  • La libertà di movimento produce uno scambio di idee (efficienza produttiva, modelli di business, modelli di governance, competenze)
  • La prospettiva di un'emigrazione spinge i giovani (anche quelli che poi non emigreranno) ad istruirsi di più e ad essere più intraprendenti
Probabilmente, bisogna aspettare qualche anno fra le prime ondate di emigranti e la diffusione di sviluppi benefici a vantaggio della popolazione dei paesi d'origine; e probabilmente oggi ci troviamo proprio in quella fase in cui - anche grazie all'emigrazione - le diseguaglianze stanno per ridursi.

mercoledì 19 ottobre 2011

Antropologia del "Bunga Bunga": il caso Kubilai Khan [Marco Polo]

Primo '300: Marco Polo scosta i veli dell'"harem" di Kubilai Khan, per raccontare di come il Khan (Cane nella lingua del Milione) ami circondarsi di decine di giovani fanciulle, scelte dai suoi aiutanti dopo una seria selezione (e per l'orgoglio dei genitori), prendendosene cura, istruendole ed infine maritandole con i suoi più cari baroni (realizzando un grande ascensore sociale).

Lo gran signore dei signori, che Coblay Cane è chiamato, [...] ha quattro femmine, le quali tiene per sue diritte mogli. [...] Elle sono chiamate imperatrici, [...] e ciascuna di queste donne tiene corte per sè. [...] E quando vuole giacere con alcuna di queste donne, egli la fa venire in sua camera e talvolta vae alla sua. 

Egli tiene inoltre molte amiche; e dirovvi come è una provincia nella qual abitano Tartari che si chiaman Ungut, e la città similmente, le genti della qual sono bellissime e bianchissime, e il gran Can ogni due anni, secondo che lui vuole, manda alla detta provincia suoi ambasciatori, che li truovino delle più belle donzelle, secondo la stima della bellezza che lui li commette, quattrocento, cinquecento, più e manco secondo che li pare, le quali donzelle si stimano in questo modo. Giunti che sono gli ambasciatori, fanno venir a sé tutte le donzelle della provincia, e vi sono li stimatori a questo deputati, i quali, vedendo e considerando tutte le membra di ciascuna a parte a parte, cioè i capelli, il volto e le ciglia, la bocca, le labra e l'altre membra, che siano condecenti e conformi alla persona, e stimano alcune in caratti sedici, altre dicessette, diciotto, venti e più e manco, secondo che sono più e manco belle. E se 'l gran Can ha commesso che le conduchino della stima di caratti venti o ventuno, secondo il numero a loro ordinatoli quelle conducono. 

E giunte alla sua presenza le fa stimare di nuovo per altri stimatori, e di tutte ne fa eleggere per la sua camera trenta o quaranta che siano stimate più caratti, e ne fa dare una a ciascuna delle moglie de' baroni, che nelle sue camere le debbano la notte diligentemente vedere, che non siano brutte sotto panni o difettose in alcun membro, e se dormono soavemente e non roncheggino, e se rendono buon fiato e soave, e che in alcuna parte non abbino cattivo odore. E quando sono state diligentemente esaminate si dividono a cinque a cinque, secondo che sono, e ciascuna parte dimora tre dì e tre notti nella camera del signore, per far ciascuna cosa che li sia necessaria; quali compiuti si cambiano e l'altra parte fa il simile, e così fanno fin che compino il numero di quante sono, e dopo ricominciano un'altra volta. 

Vero è che, mentre una parte dimora nella camera del signore, l'altre stanno in un'altra camera ivi propinqua, di modo che se il signore ha bisogno di qualche cosa estrinseca, come è bere e mangiare e altre cose, le donzelle che sono nella camera del signore comandano a quelle dell'altra camera che debbano apparecchiare, e quelle subito apparechiano, e così non si serve al signor per altre persone che per le donzelle. 

E l'altre donzelle che furono stimate manco caratti dimorano con l'altre del signore nel palagio, e gl'insegnano a cucire e tagliar guanti e far altri nobili lavori; e quando alcun gentiluomo ricerca moglie, il gran Can li dà una di quelle con grandissima dote, e a questo modo le marita tutte nobilmente

E potrebbesi dire: non s'aggravano gli uomini della detta provincia che il gran Can li toglia le lor figliuole? Certamente no, anzi si reputano a gran grazia e onore e molto si rallegrano color che hanno belle figliuole che si degni d'accettarle, perché dicono: "Se la mia figliuola è nata sotto buon pianeto e con buona ventura, il signor potrà meglio sodisfarla, e la mariterà nobilmente, la qual cosa io non sarei sufficiente a sodisfare". 
(Marco Polo, Il Milione, capitolo LXIX)
 

lunedì 17 ottobre 2011

Bangladesh: Come rendere la toilette "cool and sexy"?

Anche in Bangladesh, come in India, i telefoni cellulari si diffondono più rapidamente dei servizi sanitari. Tutto ciò, oltre ad essere un problema dal punto di vista sanitario (epidemie, mortalità infantile), sembra far vacillare l'idea che possa esistere una qualsiasi tensione al progresso inteso come conseguimento di condizioni di vita materialmente migliori.

Secondo l'IRIN (agenzia di stampa dell'ONU dedicata ai "paesi in via di sviluppo"), alla base di tutto ciò vi sono due cause fondamentali: le pecche nei programmi governativi per la diffusione dei servizi igienici (ed in generale la scarsità delle infrastrutture e le pessime condizioni abitative), e l'atteggiamento degli stessi bengalesi ben più sedotti dall'opportunità di possedere (ad esempio) un cellulare (status symbol, ma anche straordinaria protesi funzionale alle relazioni sociali) che dall'opportunità di migliorare la propria condizione dal punto di vista igienico-sanitario ("Selling the Toilet Idea")

. Ecco quindi che, a fianco degli interventi governativi sul campo, c'è chi auspica anche programmi volti a spiegare il valore e a rendere allettante l'idea di possedere un gabinetto privati agli abitanti: in altre parole, una campagna di marketing che, ri-connotando il gabinetto come oggetto "cool and sexy", spinga i bengalesi a fare il possibile per procurarsi un bagno privato.
“People don’t associate latrines with health,” said Azizur R. Mollar, who studied sanitation in Dhaka in 2010. “To many Bangladeshis, a toilet is just a concrete platform. Going to the toilet is a matter of practicality. By comparison, he said, the mobile phone has become “a symbol of the betterment of lives” for Bangladeshis, the usage of which has skyrocketed in a decade". [...] Sufficient funding and effective leadership are necessary to improve sanitation in Bangladesh, but smart marketing campaigns are needed, too, those working on the issue said. “Like cell phones, the latrine needs to be perceived as a cool and sexy commodity, something that people desire and want to talk about,” said Rose George, author of Big Necessity: The Unmentionable World of Human Waste and Why It Matters. Comparing sanitation campaigns to the marketing of cell phones, Khairul Islam, country director of WaterAid (the world’s first international NGO dedicated to the provision of safe domestic water, sanitation and hygiene education), said: “Cell phones have been marketed aggressively. You see advertisements on billboards and TV every five minutes, but not even 1 percent of that money has been put into promoting sanitation… There is no specific national strategy on hygiene promotion.” Mollar suggested another reason for the difficulty encountered in drumming up interest in toilets is the absence of clear, immediate and tangible benefits.
(Copyright IRIN)