mercoledì 19 ottobre 2011

Antropologia del "Bunga Bunga": il caso Kubilai Khan [Marco Polo]

Primo '300: Marco Polo scosta i veli dell'"harem" di Kubilai Khan, per raccontare di come il Khan (Cane nella lingua del Milione) ami circondarsi di decine di giovani fanciulle, scelte dai suoi aiutanti dopo una seria selezione (e per l'orgoglio dei genitori), prendendosene cura, istruendole ed infine maritandole con i suoi più cari baroni (realizzando un grande ascensore sociale).

Lo gran signore dei signori, che Coblay Cane è chiamato, [...] ha quattro femmine, le quali tiene per sue diritte mogli. [...] Elle sono chiamate imperatrici, [...] e ciascuna di queste donne tiene corte per sè. [...] E quando vuole giacere con alcuna di queste donne, egli la fa venire in sua camera e talvolta vae alla sua. 

Egli tiene inoltre molte amiche; e dirovvi come è una provincia nella qual abitano Tartari che si chiaman Ungut, e la città similmente, le genti della qual sono bellissime e bianchissime, e il gran Can ogni due anni, secondo che lui vuole, manda alla detta provincia suoi ambasciatori, che li truovino delle più belle donzelle, secondo la stima della bellezza che lui li commette, quattrocento, cinquecento, più e manco secondo che li pare, le quali donzelle si stimano in questo modo. Giunti che sono gli ambasciatori, fanno venir a sé tutte le donzelle della provincia, e vi sono li stimatori a questo deputati, i quali, vedendo e considerando tutte le membra di ciascuna a parte a parte, cioè i capelli, il volto e le ciglia, la bocca, le labra e l'altre membra, che siano condecenti e conformi alla persona, e stimano alcune in caratti sedici, altre dicessette, diciotto, venti e più e manco, secondo che sono più e manco belle. E se 'l gran Can ha commesso che le conduchino della stima di caratti venti o ventuno, secondo il numero a loro ordinatoli quelle conducono. 

E giunte alla sua presenza le fa stimare di nuovo per altri stimatori, e di tutte ne fa eleggere per la sua camera trenta o quaranta che siano stimate più caratti, e ne fa dare una a ciascuna delle moglie de' baroni, che nelle sue camere le debbano la notte diligentemente vedere, che non siano brutte sotto panni o difettose in alcun membro, e se dormono soavemente e non roncheggino, e se rendono buon fiato e soave, e che in alcuna parte non abbino cattivo odore. E quando sono state diligentemente esaminate si dividono a cinque a cinque, secondo che sono, e ciascuna parte dimora tre dì e tre notti nella camera del signore, per far ciascuna cosa che li sia necessaria; quali compiuti si cambiano e l'altra parte fa il simile, e così fanno fin che compino il numero di quante sono, e dopo ricominciano un'altra volta. 

Vero è che, mentre una parte dimora nella camera del signore, l'altre stanno in un'altra camera ivi propinqua, di modo che se il signore ha bisogno di qualche cosa estrinseca, come è bere e mangiare e altre cose, le donzelle che sono nella camera del signore comandano a quelle dell'altra camera che debbano apparecchiare, e quelle subito apparechiano, e così non si serve al signor per altre persone che per le donzelle. 

E l'altre donzelle che furono stimate manco caratti dimorano con l'altre del signore nel palagio, e gl'insegnano a cucire e tagliar guanti e far altri nobili lavori; e quando alcun gentiluomo ricerca moglie, il gran Can li dà una di quelle con grandissima dote, e a questo modo le marita tutte nobilmente

E potrebbesi dire: non s'aggravano gli uomini della detta provincia che il gran Can li toglia le lor figliuole? Certamente no, anzi si reputano a gran grazia e onore e molto si rallegrano color che hanno belle figliuole che si degni d'accettarle, perché dicono: "Se la mia figliuola è nata sotto buon pianeto e con buona ventura, il signor potrà meglio sodisfarla, e la mariterà nobilmente, la qual cosa io non sarei sufficiente a sodisfare". 
(Marco Polo, Il Milione, capitolo LXIX)
 

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