martedì 1 marzo 2011

L'esotismo nell'altro che fa all'amore

L'editrice Compagnia delle Lettere ha indetto un concorso, "Sensuali latenze", dedicato alla "poetica dell'altrove in una relazione erotica". 

Secondo l'editrice, il "migrante" si caratterizza per un bagaglio culturale che influenza addirittura il linguaggio del corpo e quindi i modi secondo cui la sessualità viene espressa e praticata all'interno delle coppie miste. "Per ricostruire la sua nuova identità, per trovare l'equilibrio nella perenne oscillazione fra due mondi, fra nostalgia e speranza, (il migrante) ha estremo bisogno di relazioni, di calore e di affetto" si legge. "E così come nel suo modo di comunicare attraverso la lingua adottiva fa capolino la struttura rassicurante della lingua madre, nel suo modo di amare traspare un linguaggio del corpo nel quale è codificata una memoria culturale diversa". L'incontro tra questi modi diversi di vivere ed esprimere la sessualità (le latenze) è alla base della magia dell'eros multietnico* che Compagnia delle Lettere vuole investigare.

Il migrante, ci viene suggerito, è altro, cioè è diverso; è diverso da noi addirittura per come esprime e consuma la sua sessualità, e lo è in quanto tarato dalle sue origini culturali. Non fa all'amore in quanto Ibrahim, in quanto Josè, in quanto Ioana: fa all'amore (o all'opposto commette femminicidio) come un senegalese, come un ecuadoregno, come una moldava.

La Compagnia delle Lettere è mossa dai migliori principi, in questa come in tutte le altre iniziative. Ma l'impostazione di fondo è quella del razzismo differenzialista che imperversa per l'Europa: noi siamo così, loro sono cosà (e c'è poco da fare). L'unica differenza è che Compagnia delle Lettere parte da questo presupposto per promuovere - invece che la separazione e la non contaminazione - il métissage, portando l'attenzione addirittura sull'atto finale della contaminazione (cioè la sessualita e la riproduzione, che è compenetrazione prima e fusione dei patrimoni poi). Non è certo un dettaglio; ma è l'unico elemento che distingue questa visione da quella di un qualsiasi Borghezio.

Per quanto mi riguarda, è molto più eccitante partire dal presupposto che l'altro/a non esiste in quanto espressione prona di un retaggio, ma in quanto individuo nella sua mutevole unicità.


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* L'altro è anche lo spazio della proiezione della fantasia e del desiderio; niente di strano nel fatto che moltissime persone possano riscontrare questa differenza.

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