Di questi tempi, anche il fatto che il quotidiano La Padania abbia benedetto la presenza di numerosi ragazzi di colore nella nazionale italiana Under 21, basta forse a fare notizia. L'apertura del quotidiano leghista alla presenza di Balotelli, «qualitativamente il calciatore del nostro futuro», in realtà non dice però nulla di nuovo. Soprattutto non dice che la Padania non sia un quotidiano razzista: il "negro da cortile", trendy e domestico, è stato infatti sdoganato da tempo. E non ha praticamente dato nulla alla causa degli immigrati comuni. Il problema non è modo in cui ci si rapporta a persone dalla pelle diversa: il problema è come ci si rapporta alla differenza. Differenza che va al di là del colore dell'incarnato, ma che non per questo è meno pericolosa.
Certo, a voler vedere, il ragionamento de La Padania è coerente e pure condivisibile: «Sono nati nel nostro Paese, qui hanno studiato, qui hanno imparato i primi rudimenti del calcio». Quindi, sono italiani. «Da decenni, dappertutto, certi pregiudizi sono stati superati», conclude la Padania. «Basti vedere come sono composte le rappresentative nazionali a livello mondiale, in Inghilterra, in Francia, in Germania».
Fila tutto liscio. Ma poi, nei fatti, le cose vanno diversamente: lo stesso ragionamento non viene applicato per le centinaia di migliaia di ragazzi "comuni".
Poco importa, infatti, che questi ragazzi abbiano ottenuto la cittadinanza in tempi rapidi solo perchè necessari alle società sportive. Poco importa che, per i loro coetanei "normali", le cose siano molto più complicate. Poco importa che, sul tema, la politica del governo sia improntata al "mobbing istituzionale", cioè alla creazione di complicazioni e di distinguo con lo scopo di scoraggiare la permanenza dei migranti e dei figli anche quando nati in Italia. E le migliaia di prossimi nuovi italiani nati e cresciuti nel nostro paese che rischiano di dover andar via da un momento all'altro, allo scadere del permesso del genitore o quando questo, magari anche escluso dagli ammortizzatori sociali da qualche giunta leghista, perderà il lavoro? Per quale criterio loro non sono gli italiani del futuro? Perchè non sanno, non vogliono, non possono divertirsi al pallone.
Milioni di ragazzi hanno questi stessi requisiti delle star del pallone, ma si vedono continuamente le porte sbattute in faccia dal paese. Il problema, il razzismo, è slegato dal colore della pelle, almeno in generale, da almeno un paio di decenni.
Ma torniamo alla questione: "visto? non siamo mai stati razzisti"
Non è la prima volta che la Lega mostra simpatia verso chi ha un qualche successo economico ed a chi abbassa la testa di fronte alla "cultura" locale (sia il calcio o il dialetto, a dimostrare che le differenze profonde sono spesso solo contingenti), nonostante il colore.
Ma ciò non chiude, ovviamente, la questione "razzismo". Da una parte perchè, comunque, Balotelli e gli altri sono talvolta vittime di cori razzisti; come a dire che la pancia del paese, spesso, non ha ancora risolto del tutto la questione. Dall'altra, soprattutto, perchè Balotelli, Okaka, Ogbonna, sono solo una parte dei ragazzi nati e cresciuti in Italia: la parte, in qualche modo, più piegata agli usi ed all'immaginario nostrano fatto di pallone e di macchine potenti. La parte privilegiata e completamente addomesticata. Gli altri continuano a fare schifo.
Troppo facile, quando le cose stanno così, mostrarsi aperti di fronte all'Italia multirazziale. Che dire, però, a tutti quei ragazzi non resi bianchi dai soldi, magari impaludati tra i paletti del mobbing istituzionale, e che magari desiderano continuare a giocare a cricket? Eppure sono nati e cresciuti quì, e sono anche loro, in qualche modo, l'Italia del futuro.
Anche in questo caso si direbbe che «certi pregiudizi sono stati superati»?
L'apertura della Padania non è una notizia. E' una notizia il fatto che la si usi come una notizia. Dimostrando che, in quanto a razzismo contemporaneo e futuro, si è capito poco o nulla.
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