venerdì 5 marzo 2010

Sondaggi farlocchi e sciocche generalizzazioni

Il sito del Club della Libertà propone un sondaggio chiedendo ai lettori se l'esclusione del PdL dalle candidature regionali, dopo i pasticci burocratici di Milano e Roma, sia giusta. In poche ore, i sì schizzano alle stelle: il 97,9% dei votanti sul sito del PdL ritiene che l'esclusione dello stesso PdL sia giusta. Il sondaggio viene quindi cancellato, ma qualcuno salva la pagina e la vicenda arriva fino al Sole 24 Ore

Poco dopo, la stessa pagina chiude così la questione:

«Care amiche, cari amici,
il sondaggio sulla presentazione delle liste proprio per l'assoluta trasparenza con cui lavoriamo sul sito, senza alcun filtro di moderazione, è nuovamente diventato facile preda di chi non aspetta altro per esternare il suo livore.
E' di tutta evidenza che una consultazione nata per i nostri simpatizzanti riuscirebbe a generare risultati così polarizzati (98% di contrari alla presentazione delle liste PDL) senza intromissioni.
Per questo motivo abbiamo deciso di sospendere la pubblicazione del sondaggio.
Del resto, questo è il concetto di libertà dei nostri avversari politici».

I sondaggi online sono ormai numerossisimi.

Ma qual è la principale funzione di questo genere di sondaggio? Prima di tutto, quello di rispettare la retorica dell'interattività, della partecipazione, del 2.0: dare ai lettori la sensazione di avere voce in capitolo o, semplicemente, lasciarli esprimere, lasciarli sfogare. In un mondo in cui le persone che hanno qualcuno che li ascolta realmente si contano sulle dita di poche mani, in un mondo in cui le persone litigano quotidianamente con il televisore o soli nelle loro automobili, esprimere comodamente un proprio voto su un tema specifico ha quasi un effetto terapeutico.

Ma c'è dell'altro. Il sondaggio, specie il sondaggio "farlocco", ha storicamente una funzione collaterale: quella di dare un'immagine, o meglio un peso, all'"opinione pubblica", creando comunità e dando l'impressione al lettore di far parte di un gruppo maggioritario. In questo senso, i sondaggi hanno spesso una funzione anche consolatoria.

I fruitori di internet hanno infatti un ruolo attivo, scelgono loro le fonti di informazione più consone alle loro aspettative; e, inevitabilmente, si ritrovano così a frequentare siti frequentati per la stragrande maggioranza da persone che la pensano più o meno come loro. Quando uno di questi siti lancia un sondaggio, i risultati non rispecchiano naturalmente l'opinione diffusa tra gli italiani, bensì l'opinione diffusa tra i lettori del sito specifico. Che, tendenzialmente, vedono le cose più o meno secondo la stessa prospettiva.

Lo scopo del sondaggio del sito del PdL non era quello di fornire un risultato attendibile sull'opinione degli italiani: era quello di fornire un risultato favorevole al PdL in modo da dare l'impressione ai militanti che frequentano il sito di essere parte di un gruppo espressione della maggioranza del paese. Chiamare in causa i militanti, fingendo di chiamare in causa l'intero paese. Per poter dire: il paese è con noi, siamo la maggioranza, siamo forti e siamo coesi contro questa ingiustizia.

Ma quì arrivano i disturbatori, coloro che trovano divertimento nel mettere i bastoni tra le ruote di questa dinamica auto-consolatoria. Niente di nuovo, nè di italiano: qualche tempo fa, una lobby studentesca pro-israele produsse un software, ancora in circolazione ed ancora attivo, che segnala in tempo reale tutti i maggiori sondaggi online relativi alla questione ebraica, alla politica dello stato di Israele o ad altri temi giudicati pertinenti, spedendo i militanti alla pagina ed indicando il voto. Questo sistema portò, tra gli altri, addirittura la BBC a sospendere un sondaggio online. A volte disturbatori e riequilibratori quindi esagerano.

Il sondaggio online è, nella quasi totalità dei casi, una battaglia tra militanti desiderosi di vedere confermata la propria impressione e disturbatori desiderosi di mettere i bastoni tra le ruote all'auto-celebrazione.

Chi vince? Spesso, anche grazie al modo in cui le domande vengono poste, vincono i "militanti": i fedelissimi vedono così la loro sensazione di rappresentare una maggioranza confermata, e rafforzano il senso di appartenenza ad un gruppo, mentre i semplici simpatizzanti rafforzano l'impressione di essere di fronte ad movimento maggioritario e si avvicinano sempre di più alla militanza.

In rare occasioni, come nel caso del sondaggio PdL conclusosi con percentuali bulgare, vincono i disturbatori. E come commentano la questione? Affermando che «il PdL boccia sè stesso», come nei titoli che frequentemente accompagnano la notizia. Affermando, che perfino i militanti del PdL hanno più a cuore il rispetto dei cavilli burocratici che la rappresentatività del voto e del vincitore. 

Come, improvvisamente quel sondaggio è diventato una cosa così seria?

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