Giusto pochi giorni fa riportavo i risultati di una ricerca secondo la quale i genitori vedono i loro figli come più magri di quello che in realtà sono. Se per i genitori di bambini normopeso gli errori di percezione li portavano a vedere i figli come più magri del reale, i genitori dei bambini sovrappeso tendevano così a vedere i propri figli come normopeso.
Una parte delle colpe dell'alta obesità infantile, quindi, andrebbe imputata proprio alla superficialità dei genitori. I quali spesso percepiscono in maniera erronea il corpo dei propri figli, sottovalutando in più le avvisaglie di sovrappeso giudicate, fino ad una certa età, sempre e comunque come naturali e fisiologiche se non come sintomo di "buona salute".
Ora una nuova ricerca, pubblicata dall'International Journal of Obesity, punta il dito su un'altra categoria e cioè quella dei nonni. Secondo la ricerca, i bambini tra 6 mesi e 3 anni accuditi costantemente dai nonni hanno il 34% di rischio in più di essere obesi rispetto ai bambini allevati negli asili nido. La percentuale scende al +15% nel caso di bambini che dividono le giornate tra genitori, nonni part-time e/o baby sitter.
Non si vuole certo assolvere la pubblicità, le merendine, i ritmi di vita. Come spesso, però, una parte consistende del problema è molto vicina: più vicina a noi di quello che potessimo immaginare. Vicinanza che rende questa concausa intoccabile, non criticabile.
Esiste un diritto del minore a non essere reso obeso? O la famiglia e l'amore abbuonano qualsiasi cosa?
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