I fantasmi degli armeni massacrati, soprattutto con estenuanti "marce della morte", dall'esercito Ottomano a causa del loro appoggio alla Russia e contro l'Impero Ottomano (di cui facevano parte) durante tra il 1915 e il 1916, non possono riposare in pace. Il Foreign Affairs Committee, la commissione affari esteri del senato americano, ha infatti votato una risoluzione che definisce gli eccidi come "genocidio", quantificando le vittime nell'ordine di grandezza del milione e mezzo.
In virtù di un presunto "imperativo morale" legato allo status di "leader mondiale nella promozione dei diritti umani", come dichiarato dal segretario della commissione, il Foreign Affairs Committee ha quindi scelto di stuzzicare il governo turco, che da sempre si mostra titubante in virtù della volontà di non macchiare ufficialmente il mito dei "giovani turchi" su cui lo stato laico contemporaneo fonda il proprio orgoglio identitario e la propria unità nazionale.
La risoluzione (approvata in commissione, ma poi probabilmente affossata da Obama dopo le proteste del prezioso alleato turco), "calls upon the President to ensure that the foreign policy of the United States reflects appropriate understanding and sensitivity concerning issues related to human rights, ethnic cleansing, and genocide documented in the United States record relating to the Armenian Genocide": chiede al presidente di tenere conto dell'avvenuto genocidio nell'ambito della sua politica estera.
La notizia della prima risoluzione, ovviamente, è stata ripresa anche in Italia un pò da tutti i mezzi di informazione ed anche con risvolti grotteschi. Cosa c'è di più ghiotto di un argomento ad alto valore retorico, benchè relativo a fatti distanti quasi un secolo, per screditare il moderno stato turco, esempio scomodo di stato democratico, pacifico, economicamente forte eppure musulmano?
In virtù di un presunto "imperativo morale" legato allo status di "leader mondiale nella promozione dei diritti umani", come dichiarato dal segretario della commissione, il Foreign Affairs Committee ha quindi scelto di stuzzicare il governo turco, che da sempre si mostra titubante in virtù della volontà di non macchiare ufficialmente il mito dei "giovani turchi" su cui lo stato laico contemporaneo fonda il proprio orgoglio identitario e la propria unità nazionale.
La risoluzione (approvata in commissione, ma poi probabilmente affossata da Obama dopo le proteste del prezioso alleato turco), "calls upon the President to ensure that the foreign policy of the United States reflects appropriate understanding and sensitivity concerning issues related to human rights, ethnic cleansing, and genocide documented in the United States record relating to the Armenian Genocide": chiede al presidente di tenere conto dell'avvenuto genocidio nell'ambito della sua politica estera.
La notizia della prima risoluzione, ovviamente, è stata ripresa anche in Italia un pò da tutti i mezzi di informazione ed anche con risvolti grotteschi. Cosa c'è di più ghiotto di un argomento ad alto valore retorico, benchè relativo a fatti distanti quasi un secolo, per screditare il moderno stato turco, esempio scomodo di stato democratico, pacifico, economicamente forte eppure musulmano?
E' evidentemente ridicolo il ricorso a fatti di un secolo fa, magari confusi e gonfiati dal tempo, in funzione anti-musulmana e anti turca; così come è ridicolo l'apparato retorico che accompagna questo genere di interesse morboso che vuole tormentare il presente ed il futuro di uno stato pacifico e in fase di modernizzazione. Così come dovrebbe far pensare il fatto che nessuno ci ha mai spiegato perchè la Turchia, che nel frattempo sta anche costruendo discreti rapporti col moderno stato armeno e che non ha nessuna responsabilità nè nessun dovere rispetto agli atti dei governi di inizio '900 tra l'altro di uno stato differente, l'Impero Ottomano, desideri mantenere la questione in sospeso. Tutto ciò non importa, agli "appassionati di storia". "E l’Europa? Non rifletterà sulla possibilità di definire europea una nazione che reagisce in questo modo al tentativo di fare chiarezza sul (suo) passato?" si chiede l'articolista di Libero? Beh, mi sembra davvero un problema fondamentale!
Già in passato ho scritto di come la storia venga quasi sempre piegata agli interessi del presente: ostacolare i progressi e l'inclusione della Turchia, sempre più un moderno e potente stato democratico e musulmano, nel caso della riesumazione della tragedia armena, solleticare l'orgoglio e gli appalti per l'élite siciliana di provincia nel caso della "Regata Garibaldi".
Come a dire che la retorica, spesso, inghiotte il senso ultimo di una conoscenza, di un sapere. Ed anche la storia viene così chiamata in causa, con tutto il suo armamentario di ipocrisie, solo quando serve ad infestare il presente. Ma come: la storia serviva a costruire un futuro consapevole, quindi migliore, o a trasformare un problema del passato in un problema del presente?
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