venerdì 12 marzo 2010

Spot "femminista" e "ironico". Ma con le tette sempre in testa

inAdnKronos rilancia questa notizia, relativa a una campagna di comunicazione "ironica" made in Usa:

''Uomini, basta fissarmi il seno guardatemi negli occhi''. E questo il messaggio lanciato dall'attrice francese premio Oscar Marion Cotillard in un ironico spot in cui 'pubblicizza' un nuovo prodotto per le donne, le tette sulla fronte.



Nel video-parodia, girato da Jake Szymanski, l'attrice de 'La Vie en Rose' mostra quanto l'abitudine di fissare il seno sia un atteggiamento diffuso tra gli uomini anche sul posto di lavoro e suggerisce a tutte le donne di adottare il nuovo prodotto ''sicuro, riutilizzabile e facile da applicare''.

Grazie alle 'tette sulla fronte', assicura l'attrice, ''gli uomini vi guarderanno quasi negli occhi'' e così ''riconquisterete il rispetto senza però sacrificare la vostra femminilità''.
La Cotillard ha scelto di prestare il suo volto all'originale campagna per sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema delle molestie sessuali nei confronti delle donne sul posto di lavoro. Gli uomini sono avvertiti.



L'oggetto dello spot non è certo il "problema delle molestie sessuali nei confronti delle donne sul posto di lavoro", come seriosamente annuncia il lancio di agenzia, ma non per questo va preso alla leggera: non sono certo uno scherzo le difficoltà che le donne hanno, ancor oggi, ad essere "prese sul serio" e a essere considerate non soltanto per l'aspetto estetico. Una difficoltà trasversale che unisce la studentessa e la segretaria alla professionista o alla donna politica. Il messaggio veicolato dallo spot è fondato.

Ciò nonostante lo spot non mi convince.

In primo luogo, mi sembra di notare nel clima generale un certo "compiacimento" femminile (vedi Studio Aperto), che contrasta con la volontà del genere femminile di essere preso sul serio al di là della pura superficie. 

L'immagine dell'uomo che perde la testa di fronte ad una bella donna, è uno dei miti su cui si fonda l'intraprendenza di quelle donne che riescono (o credono di riuscire) ad utilizzare il loro fascino per "ottenere ciò che vogliono", generalmente "successo" e risorse, grazie a un gioco di seduzione. Pensiamo alla "velina", che in fondo riesce a ottenere più popolarità e più risorse di una qualsiasi lavoratrice comune unicamente in virtù della sua capacità di utilizzare, in maniera più o meno disinvolta e senza "sporcarsi le mani", il suo "sex appeal": non c'è forse, almeno in via ipotetica, una forma di astuzia nello sfruttare una risorsa che la società maschile scioccamente paga a peso d'oro, quasi una forma di rivalsa verso il genere maschile?
La pubblicità ed il battage mediatico che essa ha scatenato, sembra rivelare in fondo anche questo compiacimento. Peccato che questo tutto ciò cozzi con la richiesta, da parte delle donne, di essere prese sul serio: non è forse la stessa cultura che si compiace, in maniera consolatoria, della capacità femminile di "manipolare" l'uomo, ad abituare l'uomo a considerare la donna come un oggetto erotico? Ed il ruolo delle donne nella società attuale non è forse la dimostrazione che la politica dell'"usiamo il nostro fascino per ottenere ciò che desideriamo" in realtà non paghi che in maniera parziale (grazie al loro fascino le donne riescono ad ottenere un pò di denaro, qualche anello, talvolta incarichi politici, ma non posizioni di vero potere e di vera autorevolezza)?

La frase centrale è quella, pronunciata dall'attrice, che fa così: «Grazie alle tette sulla fronte gli uomini vi guarderanno quasi negli occhi e così riconquisterete il rispetto senza però sacrificare la vostra femminilità». Non dobbiamo perdere di vista il fatto che il contesto sia ironico e, almeno nelle intenzioni, sarcastico; certo è che la frase è controversa.

Il contrasto su cui si basa è quello tra "rispetto" e "femminilità": nella società maschilista contemporanea, secondo la denuncia, una escluderebbe l'altra. Ma cosa si intende, in questo caso, con femminilità?

Femminilità sembra essere, per gli ideatori della campagna, ancora sinonimo di esibizione del corpo, delle "tette". E finchè si associa la propria identità di genere a una parte anatomica, come si può esigere una  considerazione più ampia?

Mi verrebbe da dire che bisogna scegliere: provare compiacimento nel "farsi guardare", nel "sentirsi donna" nel saper stuzzicare eroticamente il superiore, il collega, il professore, l'acquirente, chiunque, magari per averne benefici, mostrando parti del proprio corpo, o provare a costruire il proprio rispetto su altre basi lasciando da parte questo strumento, e facendo invece affidamento su quegli strumenti che possono costruire un'autorevolezza più completa. Niente di nuovo, d'altro canto. Forse è il caso di dire che non si può lanciare il sasso, con autocompiacimento, per poi tirare indietro la mano e lamentarsi. Se gli uomini buttano lo sguardo nella scollatura perdendo di vista il resto, è anche perchè gli viene permesso: perchè l'esibizione delle scollature, come degli altri "richiami sessuali", spesso non manca.

Non c'è bisogno di applicarsi seni sulla fronte. Basterebbe forse evitare di esporre quel genere di merce, che da benefici estremamente limitati, per aiutare tutti a capire che (talvolta) c'è ben altro "in vendita".

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