L'unità statistica del Ministero dell'Istruzione ha reso noti i dati sugli alunni stranieri iscritti alle scuole italiane.
L'immagine che emerge dai dati è, come previsto, quella di un paese in cui la presenza di alunni stranieri non è in termini assoluti elevata, dove una quota consistente di questi alunni sono "stranieri" solo sulla carta e dove gli alunni stranieri sono in gran parte concentrati in poche scuole, sulle quali si potrebbero agevolmente focalizzare i programmi a sostegno dell'integrazione.
Prima di tutto, emerge il fatto che le scuole italiane non sono in assoluto invase dagli alunni "stranieri" che lasciano in minoranza gli "italiani" come alcune rappresentazioni vorrebbero lasciar intendere. Gli alunni stranieri sono in totale poco più di 600.000 su quasi 9 milioni di ragazzi: in media circa il 7%. Di questi, oltre 230.000 sono comunque nati in Italia. I "neo-arrivati", cioè gli studenti iscritti per la prima volta in una scuola italiana perchè appena immigrati (ma anche teoricamente perchè appena rientrati in Italia dopo un periodo in patria), sono stati solo 40.000, cioè lo 0,6% del totale (se preferite i numeri interi 1 ogni 167 alunni).
Anche in Lombardia, Veneto e Piemonte, non si assiste ad alcuna invasione: ogni 100 alunni, in media, 89 sono cittadini italiani a pieno titolo, 7 sono nati fuori dall'Italia (solo 0,6 sono comunque immigrati durante l'ultimo anno) e 4 sono nati in Italia da genitori non italiani.
Gli alunni "formalmente" stranieri sono il 7%, ma di questi molti sono nati in Italia o studiano nel nostro paese da diverso tempo: sono stranieri sulla carta, ma scolasticamente parlando sono italiani a tutti gli effetti. Conoscono la lingua, e non rallentano il programma. In alcuni casi vanno un pò più male degli altri, ma solo perchè vivono in situazione ambientali e familiari complicate: non certo perchè non sanno l'italiano.
Il secondo elemento che emerge è la concentrazione degli alunni stranieri in poche scuole. Nonostante in assoluto gli stranieri siano il 7%, in oltre 60 scuole su 100 gli stranieri sono meno del 10% mentre 2,8 scuole su 100 gli alunni "stranieri" sono più del 30% del totale. A riguardo, va comunque detto che la maggioranza di questi alunni stranieri è nata in Italia o vi risiede da diversi anni, magari dall'intero ciclo scolastico. Come disse la Gelmini annunciando il provvedimento inapplicabile del tetto 30%, possono essere tranquillamente equiparati, scolasticamente parlando, agli italiani.
In termini assoluti, le scuole con più di 30 alunni "sulla carta" stranieri su 100 sono circa 1.600 su quasi 58.000 scuole in totale. Per di più molto probabilmente, eliminando gli alunni nati in Italia e quelli che sono cresciuti nel nostro paese o vi risiedono da tempo, non ne rimarrebbe nessuna, come dimostrano cifre e circolari ministeriali.
Il fatto che il "problema" sia concentrato in poche realtà, inoltre, ne dovrebbe rendere paradossalmente più facile la gestione. Basterebbe concentrare le risorse, gli insegnanti più preparati e i progetti collaterali di sostegno su queste poche centinaia di scuole coinvolgendo dove possibile gli stessi immigrati, genitori o figli, più dotati di risorse e più sensibili alla questione.
Le condizioni per fare le cose "per bene" ci sono, eccome. Basterebbe solo un governo in grado di affrontare un "problema" ogni tanto, almeno uno, come si deve.
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