Ieri ho parlato del report statistico del ministero sugli alunni stranieri in Italia. In sintesi, ribadiva che gli alunni stranieri in Italia sono solo il 7%, che buona parte di questi è "straniera" solo sulla carta (essendo nata in Italia, circa il 3%, o risiedendovi da diversi anni) e che i giovani stranieri sono concentrati in poche realtà circoscritte.
Corollario: come dimostrerò dati e circolari ministeriali alla mano, la politica dei "tetti" è da un lato inconsistente, perchè i casi di classi in cui i bambini nati fuori dall'Italia e residenti da poco tempo (quindi con scarse competenze linguistiche) sono più del 30% sono poche, dall'altro inutile. Perchè, di fatto, non esiste alcun problema che non si possa risolvere con un pizzico di risorse extra a quelle poche centinaia di scuole localizzate nelle aree "difficili".
Eppure, la stampa continua a sbraitare, a eccitare gli antirazzisti e i razzisti dipingendo in quadro in cui il governo starebbe organizzando chissà quali deportazioni. E invece, (per fortuna) è tutta una bolla di sapone.
La Stampa, ad esempio, titola così: La scuola dirotta lo straniero. Sottotitolo: effetto "tetti" della Gelmini: migliaia di studenti a rischio trasferimento. Deportazioni di massa, dunque? No: basta fare due conti e leggere una circolare ministeriale per scoprire che, al massimo, il tetto potrebbe interessare in via teorica e pessimistica poche decine di classi in tutta Italia.
Diamo un pò di numeri veri.
Secondo il report del ministero, le scuole con più di 30 alunni stranieri "sulla carta" su 100 sono circa 1.600 su quasi 58.000 scuole in totale (il 2,75%). Parlando in classi, la cifra dovrebbe superare di poco le 10.000.
Poi, la stessa giornalista della Stampa toglie giustamente dal conteggio la prima categoria di stranieri "solo sulla carta", cioè quelli nati in Italia, che non rientrano nel calcolo del 30%. Rimangono 2.893 classi, in un totale di 490 scuole su 58.000 (lo 0,85%).
A questo punto del conteggio, la giornalista de La Stampa ci abbandona. Noi, invece, non ci fermiamo.
Il provvedimento delle quote, infatti, si applicherà solo alle classi di nuova formazione: prime elementari, prime medie, prime superiori. Tra elementari (5 anni), medie (3 anni) e superiori (5 anni), le classi di anzianità sono 13 e solo 3 saranno interessate dalle quote (nuove prime elementari, medie e superiori). Il provvedimento, potrebbe interessare quindi meno di 700 classi: siamo ampiamente sotto lo 0,5%. (il calcolo, a chi interessa, è questo: 2.893 * 3/13 = 667).
Ma c'è dell'altro.
La circolare ministeriale dell'8 gennaio, pagina 5, afferma infatti che «il limite del 30% può essere innalzato a fronte della presenza di alunni stranieri già in possesso delle adeguate competenze linguistiche». Le classi in cui il 30% sulla carte è applicabile dovrebbero essere circa 700, ma è probabile che in molte di queste molti ragazzi stranieri, residenti da tempo, siano di fatto in possesso delle "adeguate competenze linguistiche".
Molto probabilmente, in quanto a classi coinvolte dal tetto del 30% siamo nell'ordine dello zero virgola zero-qualcosa per cento. E poi c'è il livello dei "burocrati di strada": perfino alla Pisacane di Roma, dove gli stranieri sono il 97%, si dice che «nessuno sarà cacciato di classe».
E, tra l'altro, gli "stranieri nati in Italia" incidono sempre di più sul totale, mentre i "nuovi arrivati" si dirigono verso percentuali infinitesimali.
Vale la pena di alzare così i toni?
Ricordiamo che, a causa della crisi, di sono molte decine di migliaia di figli di immigrati, spesso nati in Italia, che rischiano di doversene tornare "a casa loro", cioè in una terra in cui non sono mai stati, appena i genitori perdono il lavoro. Questo è un problema reale, questa è una vera deportazione.
Lo dissi già tempo fa: è ora di smetterla di far credere ai leghisti e ai razzisti che i flussi migratori si possano invertire, nascondere, escludere, e che il "loro" governo possa fare (o stia facendo) qualcosa di concreto per questo. Quello che il loro governo può fare e sta facendo, non è altro che tamponare le cose rendendo la vita tragicamente più difficile a queste genti. Ma ciò non cambia nulla: i vicini di banco dei loro figli e nipoti, dei figli e dei nipoti dei leghisti, avranno la pelle scura, e così il loro medico, il loro fornaio, il loro vicino di casa, il capitano della loro squadra nazionale.
Toccherà a loro, a quelli che sognano e credono nelle classi divise per colore, integrarsi nell'Italia del presente o del futuro. Vedano un pò loro.
Noi, nel frattempo, non lusinghiamoli chiamandoli razzisti. Chiamiamoli, piuttosto, poveri e goffi relitti illusi.
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