Il Ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini ha annunciato in questi giorni che, a partire dal prossimo anno scolastico, verrà posto un tetto al numero di alunni stranieri per classe. Secondo il progetto, le classi di nuova formazione (prime elementari, medie e superiori) non dovranno avere al loro interno più del 30% di alunni stranieri. L'annuncio, strategicamente dato nei giorni della rivolta di Rosarno, ha suscitato un coro di approvazioni ed uno speculare coro di proteste nonostante sia, nei fatti, inapplicabile.
Analizzando la bozza di intervento con un pò più di calma, balza però subito all'occhio come il provvedimento, in sè, non avrà nella sostanza alcun risvolto pratico. Questo provvedimento, come altri, ha infatti un solo scopo: quello di accontentare il becero razzismo con l'ennesimo provvedimento spot, ben infiocchettato dal codazzo di polemiche che lo fa apparire come epocale. Nella pratica, tutto si risolverà al contrario (e per fortuna) quasi del tutto in uno sbuffo di fumo.
Cosa intendo quando dico che il provvedimento sarà materialmente irrilevante, e non provocherà (almeno a livello sistemico) le deportazioni di massa tanto temute/sperate quanto praticamente irrealizzabili ed inutili?
La bozza, così come è stata proposta, prevede un tetto del 30% di bambini stranieri, cioè non nati in Italia, «che potrà essere innalzato o ridotto a seconda di come i ragazzi parlano già l'italiano».
In primo luogo, quindi, il provvedimento esclude dalla quota i bambini nati in Italia (e chissà che un pronto intervento dell'UE non faccia mutare questo requisito in "nati all'interno dell'Unione Europea" ampliando il ventaglio di eccezioni): secondo la stessa Gelmini, si tratterebbe già oggi del 37% degli alunni stranieri, che nel computo delle quote verrebbero quindi conteggiati come italiani. Questa percentuale, già di per sè significativa, è già oggi di gran lunga maggiore nel caso dei bambini più piccoli (nella loro quasi totalità nati in Italia, più raramente giunti nell'ambito dei ricongiungimenti) ed è destinata a crescere ancora in maniera rilevante, al naturale crescere del numero di famiglie immigrate stabilizzatesi in Italia.
In secondo luogo, il provvedimento sembra escludere i bambini che già conoscono l'italiano. E tra i ragazzi che oggi stanno per iscriversi alla scuola media o alla scuola superiore (nati oggi fuori dall'Italia in misura maggiore rispetto ai ragazzi delle elementari) la quasi totalità possiede una competenza della lingua italiana paragonabile a quella (pessima) dei coetanei italiani. Quì si pone poi un problema non da poco: come e quando (visto che la "selezione" dovrebbe essere fatta prima dell'inizio dell'anno) valutare questa "competenza"?
La gran parte dei ragazzi di origine straniera, in ogni caso, o è nata in Italia o è in possesso di una sufficiente conoscenza della lingua italiana (se non altro per la straordinaria abilità con la quale - come spiegano gli esperti - essi sono in grado, per "immersione", di apprenderla) e non sarà come tale vittima del processo di redistribuzione.
E cosa succederà nel malaugurato caso in cui una scuola, in virtù di una straordinaria concentrazione di bimbi nati all'estero e digiuni di italiano (ammesso che ve ne siano), si trovi a superare il tetto previsto? Secondo la ministra, i dirigenti scolastici avranno il compito di organizzare, insieme agli enti locali, la "redistribuzione" ed i trasferimenti: un bello sbattimento, con tutti i pensieri che già hanno le scuole (non gli converrà, per uno o due bimbi in più o in meno, chiudere un occhio?), per spostare qualche ragazzo magari a poche centinaia di metri di distanza, magari proprio nella scuola del Collegio elettorale "bene" dove il Pdl prende tanti voti. Il tutto, naturalmente, integralmente a spese dei contribuenti.
Nella sostanza, questo provvedimento sembra per fortuna inapplicabile. Esso è un semplice atto di propaganda che serve ad accontentare l'immaginario dell'elettorato più becero, razzista e ignorante, anche (purtroppo) grazie alle reazioni indignate dei critici che non fanno che dargli ulteriore peso rendendo l'effetto propagandistico più forte. Nel concreto, nemmeno lo zelo dei più beceri sindaci leghisti (il pericolo maggiore, come sempre), probabilmente, riuscirà ad approfittarne.
Il provvedimento, quindi, non avrà conseguenze concrete sulla composizione delle classi.
Ciò non toglie, tuttavia, che questo atto, o meglio il rumore che gli viene permesso di fare, faccia dei danni profondi. Danni profondi nei toni della discussione, sempre più accesi grazie al continuo razzismo retorico istutuzionale, e soprattutto nella percezione di tutti quei poveri migranti che, scoperta questa notizia confusa dal telegiornale, avranno l'ennesima ragione per sentirsi respinti e braccati e per prendersela, legittimamente, con questo paese di fessi e di negrieri.
Un paese razzista soprattutto a parole, per fortuna, o a fucilate, purtroppo, che fa male soprattutto a sè stesso (oltre a creare mille problemi a chi di problemi ne ha già troppi per suo conto, ma che ha anche le spalle larghe ed il cervello fino). Un paese che dovrà prima o poi rassegnarsi a quei processi globali che la politica avrebbe al massimo il dovere di rendere meno dolorosi e che al contrario riesce solo a insanguinare, senza tuttavia poter scalfire.
Qualcuno, tra coloro che ancora si eccitano al pensiero irrealizzabile di avere davvero, grazie alla Gelmini, classi di "soli bianchi", riuscirà mai a capirlo?
Perchè non provare a spiegare che la Lega, oltre che razzista, è anche "inefficiente"?
Perchè non provare a spiegare che la Lega, oltre che razzista, è anche "inefficiente"?
cinica propaganda elettorale approfittando degli avvenimenti di Rosarno, non mancando accuse al buonismo (ma il governo dei "cattivi" non avrebbe dovuto occuparsi di punire i mafiosi, piuttosto che deportare gli immigrati anche con regolare permesso di soggiorno? o c'era bisogno di liberare il terreno dove vivevano, già raso al suolo?), e naturalmente accuse verso i magistrati...
RispondiEliminaquello che fa ridere è l'affermazione: "a difesa della nostra cultura"!