venerdì 22 aprile 2011

Le "rivoluzioni dei giovani"? Orientalising the Egyptian Uprising

Perché le ultime rivoluzioni nel Nord Africa sono piaciute tanto all'Occidente? Perché tanta attenzione da parte dei media e tanta solidarietà da parte dell'opinione pubblica (della sinistra come della destra)? Secondo Rabab El-Mahdi (Orientalising the Egyptian Uprising), ricercatore di scienza politica all'università americana del Cairo, alla base di tutto c'è il modo - distorto - in cui queste rivoluzioni sono state rappresentate.

I rivoluzionari maghrebini sono i primi arabi, dopo decenni, ad essere rappresentati come simili a noi (l'Occidente), o meglio come nostri ammiratori: non più come selvaggi minacciosi, come pezzenti profittatori, come fondamentalisti retrogradi, ma come giovani postmoderni istruiti, laici, volonterosi, amanti dell'occidente e della società dei consumi. 

Il cardine di questa rappresentazione è l'etichetta di "rivoluzione dei giovani" dove la categoria del "giovane" allude alla volontà di superamento della "vecchia" società araba retrograda e dove i giovani sono dipinti come aspiranti yuppies tutti FaceBook, Coca Cola e vestiti di marca (che implicitamente dimostrano che il nostro sistema di vita è migliore, ed anche per questo fanno tanto simpatia). Secondo El-Mahdi, però, anche questa interpretazione si basa su una forte distorsione della realtà; soltanto, alla classica distorsione orientalista dell'eccezione araba e dello straniero come Altro si è sostituita una "nuova" forma di distorsione che ha dipinto i "giovani" come uguali a noi o meglio ancora come nostri seguaci.

Anche se mi sembra ormai chiaro che tra i motori della rivoluzione vi siano indubbiamente anche quei giovani cosmopoliti in grado di sintetizzare i molteplici stimoli cui essi sono sottoposti in quanto arabi ma anche i quanto cittadini globali (almeno idealmente e telematicamente), l'etichetta di "rivoluzione dei giovani" rischia di rivelarsi riduttiva: le rivoluzioni nel nord Africa sono rivoluzioni borghesi ma sono anche e soprattutto rivoluzioni sociali per il pane e per il lavoro. Allo stesso modo, l'enfasi sulla somiglianza svilisce l'originalità, la forza ed anche le particolarità di questi movimenti trasformandoli in semplice tentativo di scimmiottare l'occidente. L'unico modo per evitare di scivolare in questa "nuova" forma di orientalismo è quello di continuare ad osservare e a provare a capire cosa succede e cosa succederà anche dopo che questi movimenti passeranno di moda.

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Si ringrazia Lorenzo per la segnalazione

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