giovedì 21 aprile 2011

L'abito fa il Monaco. Il Pellegrinaggio come incontro con l'ignoto accuratamente organizzato

Intrecci, bel blog di Antropologia Culturale, pubblica un brevissimo saggio (a firma Maria Lucia Mette) che ha per oggetto il Pellegrinaggio (Pellegrinaggi. Breve storia fra viaggio e fede). Ve ne consiglio vivamente la lettura. Meritano attenzione soprattutto le considerazioni sulla "geografia del sacro", sull'uso massiccio di simboli e rituali e sull'organizzazione e "standardizzazione" degli spazi che fanno del pellegrinaggio, retoricamente parlando momento di "incontro con l'ignoto", un qualcosa di profondamente normato e codificato.

L'aspetto più interessante è, secondo me, l'idea di pellegrinaggio come spazio fortemente separato dalla quotidianità comune, come parentesi che si colloca radicalmente al di fuori del flusso regolare dell'esistenza. Persone nuove, luoghi nuovi, routine nuove, rituali nuovi, sensazioni nuove: il pellegrinaggio è anche e soprattutto evasione, frammento speciale di vita all'interno dell'esistenza più ampia. Fin qui, un pò come la settimana in crociera, alle terme o al villaggio vacanze.

Il contesto in cui il pellegrino spende questa sua parentesi è inoltre un contesto fortemente normato e codificato: tutto, dalla geografia dei luoghi all'abbigliamento ai rituali più minuti, è orientato alla costruzione di sensazioni ed emozioni particolari. Anche per questo il pellegrinaggio funziona: il pellegrino, infatti, si spoglia dei suoi abiti ma lo fa per indossare degli abiti nuovi, simbolici e carichi di aspettative che puntualmente verranno confermate dalle suggestioni. E' proprio il caso di dire che l'abito, se dotato di significato agli occhi di chi lo indossa, è più che sufficiente per fare - per qualche settimana - il monaco.

1 commento:

  1. Gentile Andrea,
    anzitutto vorrei ringraziarti, sia personalmente che a nome dell’Associazione Assdea-( di cui faccio parte), per l’articolo di cui sopra da te recensito in maniera ottimale.
    Scrivere di pellegrinaggi è quasi come un’impresa, possiamo paragonarla all’impresa del pellegrino durante il suo cammino? .. a parte tutto non è stato semplice. La bibliografia è talmente vasta così come variegate sono le posizioni e gli aspetti del peregrinare che vengono presi in considerazione.
    Non prendo alcun merito, ho solamente cercato di rendere – e mi auguro di esserci riuscita- un argomento così vasto in un breve saggio, per l’appunto intitolato “breve storia fra viaggio e fede”. Lo stesso titolo enuncia quella “geografia del sacro” su cui ruota il mio intervento. E proprio su questo vorrei aggiungere alcune considerazioni che interessano un altro aspetto nuovo e forse poco dibattuto. Ovvero le posizioni critiche nei confronti del pellegrinaggio. Aspetto che ritengo importante poiché legato proprio al viaggio. La letteratura contro i pellegrinaggi parte come sappiamo con “ i Padri della Chiesa” percorrendo in itinere tutta la storia del Cristianesimo. Calvino, Lutero ( riformatori religiosi del cristianesimo europeo dei primi del 1500) erano fortemente contrari al pellegrinaggio, che proprio date le sue modalità di “esecuzione” comportava l’abbandono della famiglia e di tutte le attività quotidiane, inoltre, non era visto bene per ovvi motivi, il culto delle reliquie.
    Una critica particolare era rivolta al pellegrinaggio femminile poiché questo poteva comportare, (come probabilmente spesso accadeva) il pericolo della prostituzione dovuto alla necessità di racimolare elemosine. E proprio sul pellegrinaggio femminile spendo i miei ultimi commenti, poiché, nonostante l’atto del peregrinare non fosse prerogativa delle donne, è proprio per merito dello stesso che si può leggere una chiave di spazio di relativa libertà femminile.
    Il saggio da te suggerito è solo un’introduzione a un lavoro più ampio che ha preso proprio in considerazione gli aspetti del pellegrinaggio femminile verso un piccolo santuario del nord Sardegna.
    Cordialmente,
    Maria Lucia Mette

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