martedì 12 aprile 2011

La musica come cultura popolare haitiana e la banalità della democrazia

Foreign Policy dedica un pezzo (The Bad Boy Makes Good) al significato della musica come forma di cultura popolare ad Haiti. Il pretesto è l'elezione a presidente di Haiti, uno dei paesi più disagiati e tormentati del pianeta, di Michelle Martelly, icona un tempo trasgressiva della musica popolare haitiana ed oggi volto nuovo (ma non nuovissimo né sprovveduto) della politica haitiana. 

L'analisi, che mette in luce l'importanza della musica (come spazio di aggregazione, come sottofondo onnipresente e soprattutto come principale forma di formazione, trasmissione, socializzazione, elaborazione e comunicazione della conoscenza e del pensiero in una società in buona parte analfabeta) nella società haitiana, sembra d'altro canto metter in evidenza le debolezze e le criticità della democrazia. Il destino di Haiti, paese pieno di problemi in cui l'età media è 21 anni, nelle mani di una pop star famosa (oltre che per aver gestito i night club preferiti dai gerarchi del vecchio esercito haitiano, celebre per le violazioni dei diritti umani) per calarsi i calzoni durante le performance? (Martelly come Beppe Grillo?)

Martelly (qui un'intervista per il Miami Herald), che ha vinto il ballottaggio con circa i due terzi dei voti, deve il successo soprattutto all'entusiasmo dei giovani, al ruolo di outsider ed alla sconfinata popolarità del Martelly cantante. Come raccontato dal MinnPost,
Martelly seems an improbable savior. Just a decade ago, he was donning skirts and wigs, cursing, and drinking like a sailor while performing his flamboyant act. “When he first declared himself a candidate, people didn’t take him seriously because he was the guy who dropped his pants on stage,” says Robert Fatton, a Haitian-American professor at the University of Virginia. “His persona, which should have been a handicap, became a plus. It was really a very clever campaign.”Instead of turning his back on his flamboyant past, Martelly used pieces of it to motivate the youth vote and to position himself as a political outsider. Martelly was able to reinvent his image thanks, in part, to the people he surrounded himself with, says University of Miami professor and former Haitian journalist Yves Colon. “He took the advice of a lot of very smart people and that was important,” Professor Colon says. Martelly hired Madrid-based Ostos & Sola, a consultancy that played an important role in the election of Mexico’s Felipe Calderón. Martelly’s public point man at Ostos & Sola helped run the John McCain’s 2008 presidential campaign. They positioned him as the candidate of change. And “Martelly tapped into a very strong desire on the part of the Haitian people who were looking for hope in a candidate, someone who was not a professional politician,” Colon says. “He doesn’t have any support in parliament. Not in the senate or in the lower house,” he says. “And he does not have any experience managing anything but a band. Let’s hope that he again surrounds himself with smart people.”
Bel paradosso: due tornate per lasciare il destino di una nazione nelle mani di un Pierino e delle ipotetiche e sconosciute (ma sicuramente torbide) "smart people" che lo hanno costruito.

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