Giornalettismo (si occupano anche di "notizie curiose"? E le mettono pure nella sezione "Esteri"?) riporta una storia accaduta a Glasgow dove una donna avrebbe cercato di strangolare il compagno colpevole di monopolizzare il telecomando della tv di casa ("Se non mi dai il telecomando ti strangolo").
Giornalettismo parla, a riguardo, di "uno dei più futili motivi possibili". Eppure, il telecomando è uno dei più importanti indicatori che ci permettono di tracciarei rapporti di forza e le distribuzioni (asimmetriche) di spazi e funzioni che caratterizzano, al di là di ogni visione idealizzata, la famiglia.
Secondo una ricerca (commissionata da un'azienda che commercializza telecomandi), "il 63% delle famiglie in Europa descrive l'esperienza del telecomando come una democrazia in cui chiunque dovrebbe esprimere il proprio parere sui programmi da guardare. Tuttavia, poiché spesso la democrazia non si esprime in maniera perfetta, il 72% degli intervistati ammette di aver discusso o litigato per il telecomando, il 44% delle persone afferma che tra le mura domestiche è il capofamiglia a detenere il controllo sul telecomando e il 12% dice che nella propria abitazione vige un vero e proprio stato di “dittatura” in cui una sola persona decide cosa guardare monopolizzando il telecomando". Percentuali - tra l'altro - pesantemente sottostimate, vista la distanza che intercorre tra il dire e il fare (problema della desiderabilità sociale).
Ecco quindi che il gesto della signora Angela Jones assume il significato di atto estremo e disperato di ribellione alla sottomissione. E nelle nostre case?
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