Foreign Policy dedica un'analisi alla parabola (ed al successo) del partito dei Verdi in Germania. In circa tre decenni, i Verdi si sono trasformati da "abbraccia alberi barbuti" propugnatori dell'eco-socialismo e dei valori post-materialisti a partito credibile e ben insediato nell'establishment tedesco.
Se agli albori due terzi dell'elettorato dei Verdi era costituito da "persone senza un vero lavoro retribuito", giovani esponenti della società civile, fricchettoni e membri delle minoranze sopravvissute ai fermenti degli anni '70, oggi i Verdi fanno breccia soprattutto tra i professionisti e tra i giovani istruiti, tra gli agricoltori e tra i dipendenti pubblici (e gravitano sempre più spesso nell'orbita della desta liberale).
Secondo il commentatore di FP, il successo dei Verdi (attualmente al 20%, e sempre più spesso alleati con gli arci-nemici di un tempo liberali e conservatori) si spiega con la capacità di motivare le battaglie ambientaliste e a sostegno dei diritti civili non solo partendo dagli ideali ma anche e soprattutto richiamandosi all'utilità economica. E' il caso dell'invenzione e del sostegno alla Green Economy, e cioè del sistema di contributi ai business delle energie rinnovabili. Oltre a salvaguardare l'ambiente e a promuovere l'idea di sviluppo sostenibile, la Green Economy (replicata da Obama) ha portato alla creazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro assicurando ai Verdi un bacino elettorale crescente ed al paese quella crescita del Pil che tanto fa invidia al resto d'Europa (ma anche un diffuso utilizzo di fonti rinnovabili).
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