Da Cuba giunge un reportage del Guardian che racconta la diffusione dei telefoni cellulari sull'isola. Nonostante i costi proibitivi, i telefoni cellulari spopolano: un pò come nell'India raccontata qualche giorno fa.
Dal racconto dell'inviato a Cuba, emerge come un semplice telefono cellulare assuma, sull'isola, significati differenti e non banali: visti i costi delle chiamate, il telefono cellulare non è utilizzato per telefonare, ma piuttosto come status symbol, come rubrica, come videocamera.
Agli occhi dell'osservatore esterno, il telefono cellulare può rappresentare il superfluo, la stupidità del consumismo: un pò come per quegli indiani che preferiscono comprare un cellulare piuttosto che cominciare a costruirsi un vero gabinetto. Molto probabilmente, questa è anche l'opinione del "regime".
Agli occhi del cubano medio, invece, esso rappresenta un bene fondamentale: un veicolo per rappresentare ciò che si vuole essere, ma anche un veicolo di libertà che deve la sua fortuna anche al modo in cui esso viene vissuto. Nello specifico, come un feticcio attraverso il quale sentirsi parte di una presunta comunità globale.
Tutto ciò, materialisticamente parlando, ci può sembrare "stupido". Ma non c'è ragione oggettiva in grado di imporsi semplicemente in virtù della sua superiorità: esistono soltanto le opinioni ed i significati soggettivi. E' alla luce di questo spazio della rappresentazione, che dobbiamo inquadrire e agire sulle cose.
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