martedì 5 gennaio 2010

Come integrare Rutelli in una società avanzata? La vera sfida del multiculturalismo in Italia

Qualche giorno Giovanni Sartori, politologo, ed oggi Francesco Rutelli, marito di Barbara Palombelli, hanno sentenziato: l'integrazione degli islamici è velleitaria, ed il multiculturalismo è un'illusione.

I musulmani - hanno spiegato i saggi - non hanno intenzione di integrarsi, cioè di rispettare le nostre leggi, e storicamente non l'hanno mai fatto. Ciò ha una ragione precisa: l'islam non ha in sè la separazione tra politica e religione, e quindi i musulmani non possono adeguarsi alle nostre leggi perchè in contrasto con il Corano. Il tutto condito con esempi "illuminanti" ed "approfonditi": l'epopea dell'impero Moghul nell'India del '500, e (sic) la mancata integrazione dei giovani delle banlieu parigine. In quanto a semplicismo e paranoia, quasi nulla da invidiare alla per nulla compianta Oriana Fallaci.

Ma proviamo a uscire un attimo dal mondo fantasy dello "scontro di civiltà", delle battaglie tra libri sacri e degli eserciti di soldatini teocratici che invadono e contaminano le caselle contigue, e proviamo a riaffacciarci per un attimo sulla vita reale, su quello che gli studiosi veri chiamano "Pratiche quotidiane".

Nella realtà i musulmani (escludendo rari casi di cronaca che hanno evidentemente a che fare con visioni culturali individuali e criminali, così come il mostro del Circeo non ha agito sulla base della cultura cristiana o italiana) già rispettano le nostre leggi da tempo. Lavorano, mandano i figli a scuola, pagano le rate del mutuo, imparano l'italiano, si lamentano perchè non ci sono più le mezze stagioni, si incazzano se qualcuno gli ruba qualcosa. Quali leggi hanno mai messo seriamente in discussione, quì o altrove? Se il problema dell'integrabilità dei musulmani è la loro presunta inconciliabilità con le leggi, è sotto gli occhi di tutti come questo problema non esista. Non sono certo il pazzo con l'accetta o il radicale con il petardo nelle mutande a smentire l'integrazione di fatto, a livello civile e legale, del 99,9% dei musulmani europei, così come chi non è integrato non lo è certo per colpa del Corano ma per colpa di una sua interpretazione che, evidentemente, è ampiamente minoritaria.

Quali gravi conflitti hanno mai provocato i nostri vicini di casa musulmani nella loro obbedienza cieca al Corano? Lo spaccio, la violenza, l'abuso di spezie odorose non sono prescritti dal Corano. Siamo davvero convinti che i musulmani italiani agiscano sulla base del Corano, e che il Corano sia un set di istruzioni a cui tutti aderiscono in maniera fedele? Chi segue il Corano: il 99% dei musulmani che non commettono reati di ragione religiosa, o l'1% che nutre fantasie estremiste o contrarie alla nostra costituzione?

Siamo sicuri che i loro modelli, ed il clima in cui vivono, non siano sempre più identici ai nostri? Siamo sicuri che le esigenze comuni e le pratiche quotidiane "loro" siano diverse dalle "nostre", che i loro modi di vedere le cose siano statici ed immutabili?

"Loro", nella realtà, sono mediamente più laici e molto più post-moderni di "noi", che siamo così infantili da arrabbiarci se il mondo civile lamenta l'anomalia di uno stato laico in cui ogni edificio pubblico è griffato "Santa Sede". E non solo: siamo "noi", con i decreti sicurezza, le discriminazioni sull'assegnazione delle case, i respingimenti, i mille ostacoli alla cittadinanza, i bonus bebè ai soli italiani, le retate e gli abusi, che mettiamo in discussione le nostre leggi, la nostra costituzione.

E cosa ci aspetta nel futuro, dalle seconde generazioni? I loro figli, oggi, studiano, bevono, corteggiano le ragazze, giocano a calcio, tornano dai nonni se capita in estate giusto per esibire la loro estraneità e i loro modi italiani, crescono rielaborando individualmente e creativamente gli input che la società trasmette loro. Nessuno ha nei propri programmi la creazione di un Califfato islamico, quanto piuttosto l'acquisto dell'ultimo modello di telefono cellulare o, magari, di una casa con la bionda dei suoi sogni. E gli individui palesemente non integrati, i pochi radicali, non sono tali sicuramente in quanto musulmani (la maggioranza è sorprendetemente integrata, come visto), ma in reazione ad una percezione personale di estraneità e di opposizione da parte della società "ospitante".

Caro Rutelli: i giovani delle banlieu parigine che bruciano i cassonetti non hanno nulla a che fare con l'islam. Non manifestavano contro la costituzione repubblicana o per la poligamia, ma perchè vivono in una società (tra l'altro costruita - per scelta esplicita - secondo un paradigma non multiculturale ma assimilazionista) che li esclude e che non li considera cittadini: per richiedere l'applicazione della retorica costituzionale, non per invocare il Califfato. Se perseguiremo anche noi una politica di esclusione di fatto e di goffo assimilazionismo post-coloniale, come sembra, ci ritroveremo anche noi con problemi simili: ma non sarà certo per colpa del Corano.

Proviamo a rovesciare il problema. Rutelli, e chi la pensa come lui, è veramente integrabile in una società laica ed avanzata? E' pronto per vivere in una società non più mono-religiosa, in uno stato non più etico, in uno stato non più mono-razziale, in una collettività in cui molti non vanno al catechismo ed in cui qualcuno non ritiene la pizza il piatto più buono del mondo? E' pronto a vivere in una società in cui i benefici non vengono attribuiti sulla base del colore, della razza, della nazionalità, ma sulla base della necessità e del merito? E' pronto ad aprire gli occhi anche di fronte a chi non vive nei salotti o nelle accademie, ma nella polvere e nella storia? E' pronto, in preda com'è alle paure, ai semplicismi, agli essenzialismi, ai pregiudizi, ad integrarsi nel secolo ventuno?

Ho i miei dubbi.

La storia si sta muovendo: il mondo, a dispetto dei vecchi e dei giovani tromboni, è fluido, e la gente come Rutelli corre il rischio di rimanere indietro. L'integrazione di Rutelli (e di chi sta alla sua destra) nel paese plurale e laico che l'Italia necessariamente diventerà: è questa, oggi, l'ombra maggiore che si staglia sul nostro futuro meticcio e multiculturale.

1 commento:

  1. Ottimo articolo!
    Se posso aggiungere qualcosa, uno spunto di riflessione (per gli islamofobi), riguardo alle "regole del Corano", che secondo le Fallaci e i Sartori sarebbero alla base della vita dei musulmani. Per i musulmani l'Islam ha 5 pilastri:

    1.La shahada (la testimonianza di fede)
    2.Le 5 preghiere al giorno
    3.Il digiuno nel mese del Ramadan
    4.L'elemosina
    5.Il pellegrinaggio alla Mecca

    Ora, buona parte dei musulmani europei non seguono nemmeno questi 5 pilastri, che sono i pilastri FONDAMENTALI della fede islamica. Infatti molti non pregano 5 volte al giorno, non digiunano nel mese del Ramadan, non vanno in pellegrinaggio alla Mecca etc.etc. Per loro il Corano ha valore puramente affettivo, e distinguono bene il messaggio complessivo del testo dal resto del "bagaglio storico" dei fatti raccontati (le battaglie etc.etc.).

    Ora, Sartori vuole forse dire che gli immigrati musulmani, anche quelli CREDENTI-PRATICANTI, cioè che si rifanno ai 5 pilastri dell'Islam, non sono integrabili ? Dica anche solo uno di quei 5 pilastri della fede islamica che non siano integrabili nella società europea. Chiaramente pregare cinque volte al giorno o digiunare nel mese del ramadan non viola nessuna legge dello stato.

    La realtà è che vogliono aizzare lo "scontro fra civiltà", e "i musulmani" rappresenterebbero il nuovo "nemico metafisico" dopo la caduta del Comunismo.

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