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Il "sessocentrismo", cioè la centralità che il sesso (allusione racconto e esperienza) ha assunto nella società contemporanea, tale per cui il divario fra la realtà e la rappresentazione (e il socialmente desiderabile) in tema di sesso provocano nell'individuo quella tensione mista a frustrazione che trasforma il sesso in elemento che monopolizza l'immaginario e l'esistenza, è nella società contemporanea un fenomeno tutt'altro che giovanile.
Il "sessocentrismo", cioè la centralità che il sesso (allusione racconto e esperienza) ha assunto nella società contemporanea, tale per cui il divario fra la realtà e la rappresentazione (e il socialmente desiderabile) in tema di sesso provocano nell'individuo quella tensione mista a frustrazione che trasforma il sesso in elemento che monopolizza l'immaginario e l'esistenza, è nella società contemporanea un fenomeno tutt'altro che giovanile.
Al contrario: il "sessocentrismo" è un fenomeno che riguarda la società nel suo insieme.
Le millanterie di Berlusconi sulle otto donne contemporaneamente, la curiosità e quella sensazione di amaro in bocca provati da tutti di fronte ai resoconti dei festini, il "celodurismo" padano, la sicurezza piena di stile degli uomini di successo, il successo di sex symbol sempre più maturi (per cui, anche in età avanzata, un uomo di spettacolo deve essere prima di tutto sexy), i continui pettegolezzi su donne giunte in posizioni di potere soltanto per essersi concesse a qualcuno, sono tutti sintomi di una società che ha "solo una cosa in testa": che parla, interpreta, sospira e ruota attorno al sesso (anche e soprattutto quando è casta e/o insoddisfatta).
La capacità di essere sessualmente desiderabili (cioè di potersi potenzialmente procurare con facilità avventure erotiche), coerentemente, è vista sempre più spesso come una competenza sociale imprescindibile (cfr la vanità necessaria): ne più ne meno del saper parlare un italiano corretto, del conoscere i luoghi e i marchi alla moda o del saper discorrere (a seconda degli ambienti) di automobili, di cinema, di design, di calcio o di politica. Ed anche qui, soprattutto, l'importante è parlarne - o meglio ancora lasciare intendere: le medesime battute e le medesime allusioni apprese fra i corridoi delle scuole medie, riprendono così vita nei palazzi del potere, nelle riunioni d'affari e nei pranzi di lavoro. Ed anche in questo contesto, il destino di chi non viene considerato all'altezza è la derisione, la disistima, l'esclusione, la svalutazione.
Competenza e potenza sessuale sono elementi centrali nella definizione dell'identità del maschile adulto contemporaneo (cfr il corpo dell'uomo). Per essere uomini degni di stima e rispetto, infatti, è prima di tutto necessario riuscire a fugare gli altrui dubbi sulla propria potenza sessuale, sulla propria disinvoltura di fronte all'argomento, sulla propria vitalità e vivacità, sulla propria capacità di soddisfare (e controllare) "la propria donna", e nel contempo sulla capacità di potersi procurare senza troppa fatica - alla bisogna - una scappatella. Flirt che è lecito procurarsi grazie al proprio sex appeal, grazie al proprio carisma, o anche attraverso il proprio potere: perché il sesso, sul versante maschile (nel cui immaginario l'uomo è partner attivo, con la donna semplice preda inerme), è in fondo anche una grande allegoria del potere - l'uomo, per definizione, non deve chiedere mai. In fondo, basta una battuta sussurrata ad un collega per strada per testimoniare allusivamente un mondo.
Ma competenza e potenza sessuale sono anche elementi sempre più centrali anche nella definizione del femminile. Anche in questo caso, non mi riferisco tanto a quelle espressioni fatte, quali "essere donna" e "sentirsi donna", che si rifanno all'immaginario machista della donna come "riposo del guerriero", quanto piuttosto al ruolo attivo delle donne che, parlando e alludonendo al sesso, vivono nell'ombra dell'archetipo della donna emancipata e di potere che è sempre e prima di tutto anche una femme fatale. Eroina femminista, la femme fatale è colei che riesce a dominare il maschile facendosi desiderare senza concedersi ed affermandosi in virtù del potere che riesce - agitando di fronte all'uomo "sessocentrico" l'arma del proprio sex appeal - ad accumulare. Se l'uomo è agito dal proprio sesso, cioè è vittima dei propri impulsi sessuali che ne obnubilano la conoscenza, l'unico modo per sconfiggere l'uomo è quello di sfruttare questo proprio appeal - che dev'essere sconfinato se non ci si vuole trovare superate o dominate. Anche la donna, per essere di successo, deve essere desiderabile ed essere competente in tema di sesso.
Quali implicazioni può avere questa presunta deriva sessocentrica della società? Dal punto di vista morale, per quanto mi riguarda, nessuna; né nulla da ridire sul solco della vecchia contrapposizione fasulla fra materia (zavorra) e spirito. Ma non sia mai, pensiamoci, che presi come siamo da tutti questi pruriti, non ci scappi di sotto il naso qualcos'altro di altrettanto allettante.
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