Sul "corpo delle donne" esiste una letteratura copiosa: la continua riproposizione di modelli irraggiungibili, la limitazione della donna a corpo, la sua mercificazione, nonché tutto il bagaglio di frustrazione, sofferenza, disistima, abbruttimento e quant'altro tutto questo carrozzone produce.
Anche gli uomini, tuttavia, sono sempre più soggetti a pressioni di questo tipo. Pressioni che non sono soltanto negative in quanto costringono e limitano la libertà individuale e producono infelicità, ma anche perché provocano un'enorme quantità di ansia e frustrazione. Se si considera poi che il modello del maschile egemone è tutto all'insegna della forza, del vigore e della prepotenza (che poi non è altro che il vecchio immaginario machista, declinato però secondo parametri in parte nuovi e soprattutto molto più estremi e restrittivi), si fa presto a capire perché il mix è esplosivo: un mondo con più ansia e più frustrazione, in cui l'uomo è chiamato sempre e comunque a imporsi e ad apparire duro, è senza ombra di dubbio più conflittuale, meno ospitale e più pericoloso.
Ne parla il magazine Bitch, con una lunga intervista all'esperto di gender studies Hugo Schwyzer ("Isn't He Lovely: Guy Talk with Hugo Schwyzer of the Good Men Project") che analizza le pressioni cui è soggetto il corpo del maschio oggi e le sue ripercussioni sull'umore individuale e sulla collettività.
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