Mettere in discussione cinquant'anni di politiche antidroga inefficaci e dannose, incoraggiando la sperimentazione di modelli di legalizzazione delle droghe. Queste le conclusioni cui è giunta la Global Commission on Drug Policy, assemblea presieduta da Kofi Annan ed organizzata dall'Onu, riferite in un lungo articolo di Repubblica (Droga, la svolta dei grandi del mondo. "E' il momento di legalizzarla"). Il report integrale lo trovate qui.
Secondo la commissione, che riunisce ex capi di stato, policy makers, opinion leaders e leader di organismi internazionali, è necessario "trattare i tossicodipendenti come pazienti e non come criminali". L'impronta della commissione, che significativamente riunisce politici (e non scienziati) in buon parte provenienti dall'America Latina (continente funestato dal potere dei cartelli della droga e dalle vere e proprie "guerre" intraprese dagli stati contro narcos e coltivatori) e dalle file dell'ONU, è infatti assolutamente pragmatica e non implica alcuna svolta libertaria: la liberalizzazione è intesa semmai come un modo efficiente per togliere potere alle organizzazioni criminali e per risparmiare risorse (oggi utilizzate nelle guerre ai narcos o nella lotta al piccolo spaccio) da riutilizzare poi nel trattamento dei "malati di tossicodipendenza".
Questa prospettiva può non piacere del tutto: che ne è della distinzione tra droghe pesanti e leggere, e dell'affermazione del diritto a consumare blande sostanze psicotrope a scopo ricreativo (come già avviene per l'alcol) che è storicamente centrale nelle vecchie (ma inconcludenti) campagne pro-legalizzazione? Trasformare il ragazzino che fuma lo spinello da "criminale" a "malato" costituirebbe davvero un progresso?
Ciò nonostante, l'emergere di un anti-proibizionismo pragmatico e nettamente contrario all'uso di droga, è da segnalarsi come positivo: se non altro, un segnale di buona volontà e di apertura dopo decenni di sterili muri, fucili spianati e demonizzazioni.
Nessun commento:
Posta un commento