venerdì 25 marzo 2011

De-razzializzare le rivoluzioni in Medio Oriente (Hamid Dabashi)

Hamid Dabashi, grande intellettuale e docente della Columbia University, dedica un breve saggio (De-racialising revolutions, su Al Jazeera) al tema del razzismo in Medio Oriente ed alla retorica, diffusa tra le classi al potere come tra i rivoluzionari, che dipinge l'avversario politico come altro in senso più ampio. 

Il pregiudizio anti-arabo diffuso nella leadership iraniana, il razzismo delle élite arabe contro gli africani di colore, la retorica anti afghana in Iran, il sentimento anti-occidentale o l'ostilità araba verso gli iraniani, sono per Dabashi sfaccettature di un medesimo fenomeno di etnicizzazione della politica che radicalizza gli animi, polarizza il conflitto, nega il compromesso e naturalizza la differenza rendendola insuperabile. Se le origini di queste divisioni sono antiche, e se il colonialismo (ed il post-colonialismo) e la politica del divide et impera hanno esacerbato negli ultimi decenni questa tendenza, le nuove generazioni sembrano però poter segnare una svolta rispetto a questa tendenza adottando naturalmente una prospettiva meno etnica e meno localistica e più internazionalista.

Il pregio del saggio di Dabashi sta però soprattutto nel fatto che esso getta luce sulle origini e sulle forme del razzismo in Medio Oriente e dell'utilizzo politico di questi stereotipi da parte dei reazionari così come dei rivoluzionari. L'accreditare in nemico come altro a tutto tondo (gli arabi a capo delle proteste in Iran, i mercenari africani a sostegno di Gheddafi), ed il rappresentare l'altro come pervertito, come folle, come effemminato, come borghese, come incolto, fa parte anche del patrimonio del vicino Oriente.
Tolto questo distinguo, sembra rimanere ben poco della supposta frattura antropologica tra Occidente e Oriente.

1 commento:

  1. Bellissimo l'articolo, ma Dabashi si sa ...

    Lurkato qua e là il blog, molto interessante.

    Alla prossima
    Melone

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