Michelle Obama promossa in eleganza anche per l'Espresso, che dedica spazio ad un'intervista ad una delle più influenti giornaliste di moda del mondo, tale Kate Betts di Forbes, in uscita negli USA con un libro che intesse le lodi del look di Michelle.
Non è facile trovare, tra la cortina di nuvole di fumo e contraddizioni ("è stata intelligente a gestire il suo stile" ma allo stesso tempo "è naturale in tutto quello che fa") sollevata dalla Betts ad ogni risposta, una vera risposta alla domanda "perché tutti sostengono che Michelle Obama è alla moda"; l'unica risposta è che Michelle Obama è alla moda perché i più influenti commentatori dell'universo della moda e della "cultura popolare" hanno deciso, probabilmente in virtù di ciò che la famiglia Obama rappresenta ai loro occhi radical chic (e dell'innata tendenza dei pennivendoli di ogni latitutine a trasformare i potenti in icone), che Michelle Obama deve essere considerata alla moda.
Per capire il successo - anche nell'arena pop - degli Obama, dobbiamo capire cosa gli Obama rappresentano per l'ampio spettro dell'establishment culturale che si estende dal New Yorker fino ai rotocalchi rosa. Per capire l'Italia, dobbiamo capire invece perché i dandy de noantri, i Signorini e gli Sgarbi che pure ammiccano al cachemire di D'Alema e all'arte contemporanea, continuano al contrario a preferire Berlusconi ed il suo seguito di tamarri e bifolchi in cravatta verde.
Per capire il successo - anche nell'arena pop - degli Obama, dobbiamo capire cosa gli Obama rappresentano per l'ampio spettro dell'establishment culturale che si estende dal New Yorker fino ai rotocalchi rosa. Per capire l'Italia, dobbiamo capire invece perché i dandy de noantri, i Signorini e gli Sgarbi che pure ammiccano al cachemire di D'Alema e all'arte contemporanea, continuano al contrario a preferire Berlusconi ed il suo seguito di tamarri e bifolchi in cravatta verde.
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