L'Italia è sicuramente uno degli ultimi paesi europei in cui questa convinzione è ancora radicata: altrove, non ci sono problemi a riconoscere che la cellula costitutiva della società è piuttosto l'individuo nelle sue varie forme di aggregazione. E non si tratta di puro e semplice folklore o di banali dettagli linguistici, nè di una pur consistente questione di principio. Le politiche, ma spesso anche le "pressioni sociali", si basano infatti proprio su questa rappresentazione: sul credere che questa forma di convivenza sia la più diffusa.
L'Italia reale, però, non rispecchia queste rappresentazioni. Secondo una recente indagine Istat, infatti, solo 55 "famiglie" (intese come gruppi di individui che coabitano in maniera stabile) su 100 sono composte da una coppia coniugata: 20 senza figli in casa, e solo 35 con figli. E gli altri?
Secondo l'indagine dell'Istat, basata su atti ufficiali, 27 "famiglie" su 100 sono formate da un solo individuo (single, divorziato, vedovo) e 8 da un adulto solo con figli: le "famiglie" composte da single sono in totale 35 su 100, cioè tante quante le coppie coniugate con figli. Inoltre, 3 famiglie su 100 sono coppie non coniugate e 2 "famiglie" su 100 gruppi di coinquilini di varia natura (non legati da legami di coppia nè di primo grado di parentela). Infine, più di 3 "famiglie" su 100 sono composte da un nucleo (una coppia, eventualmente con figli) in coabitazione con altre persone (tipicamente un genitore), e 1 "famiglia" da due o più nuclei.
La situazione, inoltre, è in rapido mutamento: solo cinque anni fa le famiglie "tradizionali" (genitori coniugati) erano oltre 58 su 100: in cinque anni se ne sono perse, in termini assoluti, circa 660 mila.
Questo processo è "positivo"? E' "negativo"? Possiamo ragionarci quanto ne vogliamo. Ciò non toglie che il trend sia evidente, e le famiglie "non tradizionali" non siano un fenomeno marginale ma, al contrario, potenzialmente maggioritario a breve. Alla faccia, naturalmente, della retorica e della tutela ad ogni costo della "famiglia" feticcio à la Mulino Bianco.
Ne consegue che le politiche e la retorica sono distanti dalla realtà, e per di più non sono "efficaci": negare questa innovazione, ed ostacolare o cancellare dal dibattito le forme alternative di convivenza, non inverte il trend. Al massimo, rende le cose più difficili (in termini concreti, ma anche di riconoscimento sociale) a chi fa parte delle tante nuove forme di aggregazione. Gente che già vive tra mille difficoltà, in una società tutta programmata a misura di "famiglia tradizionale", ma che ciò nonostante non fa altrimenti.
Ne consegue che le politiche e la retorica sono distanti dalla realtà, e per di più non sono "efficaci": negare questa innovazione, ed ostacolare o cancellare dal dibattito le forme alternative di convivenza, non inverte il trend. Al massimo, rende le cose più difficili (in termini concreti, ma anche di riconoscimento sociale) a chi fa parte delle tante nuove forme di aggregazione. Gente che già vive tra mille difficoltà, in una società tutta programmata a misura di "famiglia tradizionale", ma che ciò nonostante non fa altrimenti.
Ciò nonostante, paradossalmente, la retorica della famiglia continua a funzionare anche se quasi la metà degli aventi diritto di voto non fa parte di una coppia giuridicamente coniugata. Possiamo solo immaginare il senso di disagio, di fallimento e di minorità, da sommarsi alle difficoltà quotidiane, in cui molti di questi "invisibili", ignorati e stigmatizzati spesso anche da loro stessi, vivono la loro esistenza all'ombra del mito italiano della "famiglia di coniugi con figli - cellula naturale della società".
Forse, un pò di coscienza in più e di retorica in meno non farebbero poi male al paese.
Forse, un pò di coscienza in più e di retorica in meno non farebbero poi male al paese.
"Forse, un pò di coscienza in più e di retorica in meno non farebbero poi male al paese."...
RispondiEliminascherzi? siamo uno Stato teocratico!