mercoledì 27 aprile 2011

Manuale per un aspirante medium - Sai Baba e l'avatar che vorrei

Dieci giorni fa è morto il santone indiano - famoso anche in occidente, e a capo di una grande setta strutturata con sedi in decine di paesi del mondo - Sai Baba. Ne ho già parlato ()ieri, sostenendo che Sai Baba è un fenomeno interessante perché altro non è che una delle manifestazioni più macroscopiche di quel bisogno di fuga (dal logorio della vita moderna, dall'assenza di senso, dalla disperazione) verso una realtà altra - comune ai seguaci di coloro che hanno intrapreso il mestiere più antico del mondo, cioè il mestiere di medium.

A sostegno di questa prospettiva che interpreta Sai Baba prima di tutto come proiezione (e quindi cartina da tornasole) dei desideri dei suoi seguaci, e quindi delle esigenze di coloro che cercano la salvezza in un medium e in una realtà altra, vorrei riportare, a mo' di documento, alcuni stralci di testimonianze di ex seguaci delusi e risentiti ("vittime", cui va comunque solidarietà e vicinanza) tratte dall'archivio di exBaba.it.


La prima testimonianza è di una donna svedese, Asa Samsioe, che ha visitato l'ashram di Sai Baba tre volte, la cui delusione deriva dal fatto che "Sai Baba non corrisponde alla sua idea di ciò che un avatar dovrebbe essere"
Il mio avatar non dovrebbe essere così appassionato di fasto e lusso come Sai Baba (anche se lui sostiene di non esserlo...). Perchè Sai Baba deve camminare su tappeti rossi, che i suoi devti devono spazzolare e pulire prima di ogni suo darshan? E perchè deve circondarsi di tutti questi monumentali e pomposi edifici, e macchine, che puzzano di danaro e materialismo, in netto contrasto con la poverta che lo circonda in India. Le azioni del mio avatar dovrebbero essere molto più difficili da prevedere. Non dovrebbe rimanere attaccato alla stessa routine tutti i giorni. Per non parlare di questo ridicolo mettersi in fila e lotterie... Il mio avatar dovrebbe camminare tra i suoi devoti nel suo modo imprevedibile... E non dovrebbe sottovalutare l'intelletto dei suoi devoti, parlando ancora e ancora delle stesse cose... E sicuramente non dovrebbe circondarsi con tutte quelle guardie del corpo. Nè dovrebbe sottoporre i suoi devoti a queste continue perquisizioni corporali prima del darshan. Di cosa può aver paura Dio? Il mio avatar dovrebbe apprezzare le donne nello stesso modo degli uomini. Se siete buoni osservatori, certamente vi accorgerete della differenza...che Sai Baba sembra molto più brusco e indifferente quando cammina nel settore delle donne. Basta che guardiate le sue video cassette e paragoniate le sue espressioni... Qualcuno sa dirmi perchè Sai Baba ha sempre preferito circondarsi di uomini? Cosa ha a che fare il genere con la spiritualità? Un viaggio dal mio avatar avrebbe dovuto portare ad un ovvio "ricaricarsi delle batterie", non a malattie di vario tipo, come influenza gastrica e malanni di vario tipo. Non ti aspetteresti di sentirti così indebolito dopo una visita a Dio stesso. Al contrario, dovresti essere carico di energia, che mette in movimento il tuo sistema immunitario. Nè ti aspetteresti che la tua pianta preferita, che aveva avuto il grande onore di essere posta accanto al ritratto di Sai Baba, sia la prima nella stanza ad avvizzire...
La seconda testimonianza è di Paola, ex seguace perché Sai Baba ha declinato ogni responsabilità per le conseguenze delle azioni intraprese dai suoi devoti in seguito a quanto da lui dettogli in sogno.
Le spiegherò il motivo per cui io e mio marito abbiamo lasciato Sai Baba. Deve sapere che divenimmo suoi devoti 15 anni fa, quando ancora vivevamo in Italia. In quel periodo, in cui ci eravamo avvicinati a lui, comprammo una casa, il sogno di tutta una vita, che si rivelò subito dopo una emerita truffa. Naturalmente ci apprestammo a sporgere denuncia disperati, ma soprattutto mortificati dal fatto che il denaro per l'acquisto ci era stato offerto dai miei genitori, per giunta guadagnato con lunghi e duri sacrifici. Alla denuncia seguì il processo che vide condannato a 3 anni di galera il truffatore, con nostra grande soddisfazione. Immediatamente dopo, cominciai a sognare Sai Baba che mi rimproverava per il nostro accanimento verso quell'uomo e mi diceva che non dovevo fare nulla perchè il giudice era lui, come pure il giudizio. Credendo ciecamente alle sue parole e, maggiormente sentendomi colpevole per aver "reagito" ad una situazione che avrei dovuto lasciare così come era in virtù del mio karma da bruciare, quando si trattò di presentarci all'appello al quale il furfante aveva fatto ricorso, non ci presentammo affatto convinti che Baba avrebbe pensato a tutto lui, sia nel bene che nel male. Così, non avendo apportato un bel nulla a nostra discolpa, il giudice assolse quell'individuo (con un casellario penale da far paura) e noi perdemmo la nostra casa. Affrontammo questa avversità con coraggio, ritenendo giusta la conclusione nel rispetto della "volontà di Baba" e con la gioia di aver fatto un passo avanti nell'applicazione del distacco. Da allora sono passati 15 anni fino a che, pochi mesi fa, leggendo un libro del dott. Rosati (suo fervente devoto, con il quale avevo dei contatti epistolari) nel quale si rivolgeva a Baba una domanda specifica sui sogni, fummo presi dallo smarrimento di fronte alla risposta: dopo la bellezza di 65 anni, durante i quali Baba aveva sempre affermato che soltanto i sogni in cui lui era presente dovevano considerarsi reali e forieri di messaggi ed insegnamenti, oggi si rimangiava tutto dicendo che anche quelli in cui lui appare sono frutto della nostra fantasia, del nostro subconscio che sceglie il volto che più gli fa comodo per esaudire i nostri desideri inconsci. A quel punto ci è crollato il mondo addosso: avevamo perso la nostra casa soltanto per aver dato credito ad una fantasia e non perchè era lui stesso che ci aveva parlato e non avevamo nemmeno tentato di fare qualcosa. Ci domandammo allora quante persone in buona fede aveva ingannato con la storia dei sogni: qualcuno, forse, aveva scelto un lavoro invece di un altro e, magari, facendo la scelta peggiore; qualcuno si era curato con la vibuthi, rischiando anche di andare al cimitero, qualcun altro aveva abbandonato la moglie o il marito oppure rinnegato un'amicizia vera, qualcuno aveva venduto tutto per trasferirsi in India, e qualcun altro aveva abbandonato persino il proprio figlio, come è successo anni fa in quel di Puttaparthi perche` in sogno Baba le aveva detto di farlo, e chissà quanti avevano intrapreso il viaggio della speranza con l'illusione di una guarigione, a costo anche di grandi sacrifici economici. Tutto sommato a noi era capitato il male peggiore! Oggi Baba se ne lava le mani, rinnegando, perchè probabilmente questa storia dei sogni gli ha creato chissà quanti problemi!!!
La terza testimonianza scelta è firmata Norberto Aiello, e lamenta la scarsa attenzione del santone e una mancata guarigione miracolosa.
Sentii parlare di Sai Baba nel 1990 e dopo aver letto molte cose incredibili su di lui e aver frequentato i suoi devoti, decisi di andare a vedere di persona. Da premettere che io sono affetto da distrofia muscolare progressiva, dall’età di 7 anni, e ora ne ho 49, e sono su una sedia a rotelle da oltre 20 anni. Ad ogni modo, feci il 1° viaggio nel 1993 in India a Whitefield, ed è stato affascinante, anche se Sai Baba non mi chiamò per l’intervista privata. lo stesso cominciai a lasciarmi prendere dal fascino della cosa e un poco alla volta ne diventai devoto anch'io. Infatti, nonostante le difficoltà affrontate, decisi di ritornare dopo 6 mesi in seguito ad un sogno, dove lui mi diceva di andare e che mi avrebbe ricevuto in udienza privata. E cosi partii per la volta di Puttaparthi. Il mio sogno rimase tale perché lui non mi chiamò. Ormai però ne ero diventato devoto fanatico e dopo 10 mesi ripartii ancora una volta. Il mio terzo viaggio, fatto nel mese di settembre del 1994, fu bellissimo perché questa volta Sai Baba chiamò il mio gruppo. Potete immaginare la nostra gioia visto che  ci credevamo sul serio. Ci fece accomodare e subito dopo materializzò della cenere che diede a tutti, poi materializzò una collanina d’oro ed un orologio di plastica che diede ad una ragazza indiana, poi un anellino che diede ad un bambino di 9 anni che, a detta di lui, aveva il cancro, ma lui lo avrebbe guarito. Poi fece accomodare noi italiani in un'altra stanza attigua a quella principale. L'interview fu breve soprattutto perché non c'era un interprete in grado di tradurre i nostri dialoghi. Ci promise che ci avrebbe richiamato nuovamente e soprattutto ci chiese di procurarci un interprete "migliore" del sottoscritto ma, prima di uscire, mi domandò perché ero sulla sedia a rotelle. Gli parlai della mia malattia e del fatto che ero comunque in grado di stare in piedi, sebbene con un equilibrio precario. Mi chiese di alzarmi. Impossibile, non ero in grado, così chiesi a mio nipote di aiutarmi a farlo. A quel punto mi guardò senza dire nulla fino a quando non fui costretto a sedermi perché le gambe non mi sorreggevano più. Dopo due giorni, Sai Baba ci richiamò un'altra volta. Questa volta era con noi l'interprete, una ragazza italiana, che era vissuta a Londra per 7 anni; entrammo nella sala delle interviste e lì, dopo aver materializzato tre anelli, ci chiamò per l'intervista privata. Eravamo in 6 e Sai Baba parlava con i ragazzi di cose varie. Ad un certo punto gli chiesi se voleva aiutarmi, (attenzione ho detto di proposito "voleva" e non "poteva" perché lui dice di essere Dio, e quello che vuole si realizza). Lui rispose che io avevo dei problemi all’addome, e con la mano girava intorno al suo stomaco, e mi disse che era molto difficile; ma se lui voleva tutto poteva (ed io ci credevo sul serio)."Ok" disse "ti dono la guarigione". Raggiante di gioia, chiesi all'interprete se avevo capito bene che intendeva la guarigione da questa terribile e inguaribile malattia. L'interprete chiese conferma di ciò a Sai Baba, e lui rispose "yes". Uscimmo dalla stanzetta e, davanti a tutti,  gli chiesi un dono e lui mi materializzò un anello con la sua immagine sopra. Continuai ad essere suo devoto per anni ancora, infatti, un anno dopo tornai in India, settembre 1995, lui non ci chiamò e non si avvicinò neanche, comunque io continuavo a credere che sarei guarito, e cosi andai avanti per altri 5 anni. Il tempo è trascorso, la mia fede è vacillata e la mia malattia è solo peggiorata.

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