lunedì 18 aprile 2011

La chiesa napoletana e la superstizione

Qual è il confine tra religione e superstizione? Dove si colloca chi afferma di poter instaurare rapporti di scambio e transazioni (preghiere, donazioni e voti in cambio di "spintarelle sovrannaturali") con la divinità? Quale rispetto e quale autorità morale e culturale merita una chiesa che asseconda e accondiscende all'idolatria e alla superstizione più dozzinale pur di conservare il proprio consenso?

Il Cardinale di Napoli Crescenzo Sepe ha presenziato all'istallazione di una statua di San Gennaro alta oltre 4 metri a Capodimonte. Come riportato dal Corriere del Mezzogiorno il Cardinal Sepe avrebbe affermato che "Gli occhi di san Gennaro vigileranno sulla città perché Napoli ha bisogno di protezione. San Gennaro - ha proseguito Sepe - dalla collina di Capodimonte ci custodisce e ci aiuta questo momento così difficile per la nostra città. Questa più grande e più bella statua di san Gennaro, ci aiuterà a superare le ansie dei disoccupati e delle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese". 

Forse superare questa sciocca, inconcludente, infantile e superstiziosa visione del mondo, questo autocompiacersi per la propria pochezza e questo scrollare le spalle delegando da minorenni il proprio destino a qualche paladino folcloristico potrebbe essere il primo passo per migliorare le cose; e forse, la chiesa, avrebbe qualche possibilità ed anche qualche dovere in questo senso educando, istruendo, rendendo adulto il proprio gregge. Forse basterebbe un po' di illuminismo per migliorare le sorti di certi segmenti del sud Italia. 

Invece, niente. Poi si dice che parlare di "oppio dei popoli" è eccessivo e antiquato.

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