Il governo macedone, attraversato da un generale "fanatico fervore religioso" (Osservatorio Balcani), ha intrapreso una campagna pubblicitaria per dissuadere i macedoni dalla pratica dell'aborto (tristemente diffusa, come in molti paesi ex-sovietici: 24 aborti ogni 100 nascite). Nel primo spot, una voce fuori campo elenca i possibili effetti collaterali e le conseguenze negative per la salute della donna provocate dall'aborto, mentre le immagini mostrano un bel bambino felice che si rotola in un lettone. Nel secondo spot, una ragazza comunica al compagno di aspettare un bambino, superando le titubanze e le obiezioni di lui raccontandogli con aria sognante che il bambino sarà probabilmente maschio, e che certamente somiglierà a lui.
Global Voices riporta le reazioni di diversi attivisti e blogger macedoni che lamentano, tra le tante cose, l'estrema superficialità del messaggio. "It would be normal not to promote abortion. However, the point of this campaign should be reducing the number of unwanted pregnancies, which can be done with another kind of campaign, but also with introduction of sexual education, providing state subsidies for contraceptives, de-stigmatization of oral contraception. Reducing the number of unwanted pregnancies would reduce the number of abortions". A colpire è soprattutto il secondo spot, che sembra un'apologia della genitorialità irresponsabile.
"If there’s any message to this commercial, than it is that two immature individuals, without any conditions to raise children, as a rule, make a totally wrong decision. First they’ll lock themselves indoors forever, but will ruin the life of the innocent child…" commenta un altro blogger.
Inutile dire che tanto la sostanza quanto la forma retorica risultano, anche su questa sponda del Mediterraneo, sorprendentemente familiari.
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