Come segnalato dal blog di Rosaria Amato l'Istat ha appena pubblicato un report dell'indagine "L'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro" che analizza, tra le altre cose, i canali che nel 2009 hanno permesso ai giovani di trovare il loro primo lavoro.
Come mostra la tabella (presa da qui) il canale più efficace è quello delle conoscenze, delle voci carpite in giro e delle vere e proprie raccomandazioni: nel complesso sono utili al 55% dei giovani, anche se la percentuale scende al 31% tra i laureati. Seguono le richieste dirette alle aziende e la risposta agli annunci su web e giornali (23,4%); in coda le agenzie di lavoro interinale e i centri per l'impiego (4,6%).
Più in dettaglio, il canale più efficace si rivela come anticipato quello delle segnalazioni di amici, parenti e conoscenti: trovano lavoro in questo modo il 55,3% dei giovani italiani. All'interno di questo 55% rientrano i più classici "raccomandati" ma anche tutti coloro che sono venuti a conoscenza di un'opportunità di lavoro grazie ad amici, parenti e legami deboli vari: un sintomo del fatto che i meccanismi "aperti" di selezione del personale sono visti come inutili dai datori di lavoro che al contrario, soprattutto nella piccola e media impresa, preferiscono semplicemente "far girare la voce". Bisogna anche sottolineare come questo meccanismo sia molto meno frequente tra i laureati: "solo" il 31,5% dei laureati trova lavoro in questo modo, contro il 67,5% di coloro che hanno la licenza media. Come a dire che la "raccomandazione" funziona molto di più per gli impieghi comuni e molto meno tra le cosiddette èlite.
Più in dettaglio, il canale più efficace si rivela come anticipato quello delle segnalazioni di amici, parenti e conoscenti: trovano lavoro in questo modo il 55,3% dei giovani italiani. All'interno di questo 55% rientrano i più classici "raccomandati" ma anche tutti coloro che sono venuti a conoscenza di un'opportunità di lavoro grazie ad amici, parenti e legami deboli vari: un sintomo del fatto che i meccanismi "aperti" di selezione del personale sono visti come inutili dai datori di lavoro che al contrario, soprattutto nella piccola e media impresa, preferiscono semplicemente "far girare la voce". Bisogna anche sottolineare come questo meccanismo sia molto meno frequente tra i laureati: "solo" il 31,5% dei laureati trova lavoro in questo modo, contro il 67,5% di coloro che hanno la licenza media. Come a dire che la "raccomandazione" funziona molto di più per gli impieghi comuni e molto meno tra le cosiddette èlite.
Al secondo posto si collocano le richieste dirette al datore di lavoro e cioè l'invio più o meno spontaneo di curriculum e l'andare di porta in porta cercando lavoro: in media trova lavoro in questo modo il 16,6% delle persone (senza differenze significative per titolo di studio).
Al terzo posto c'è poi la risposta alle inserzioni sulla stampa e sul web, che riguardano in media il 6,8% delle persone. Da notare però come ci siano forti differenze per titolo di studio: trovano così lavoro il 13,1% dei laureati ma solo il 2,7% delle licenze medie.
Al quarto posto c'è poi l'avvio di un'attività autonoma (dato dietro al quale si nasconde anche le partite IVA) che riguarda il 6,1% dei giovani, e che riscuote più successo tra i laureati (9,1%, contro il 5,3% dei diplomati) e tra i giovani residenti al sud (9,3% contro il 4,7% del nord)
Al quinto posto c'è la prosecuzione di precedenti esperienze cioè soprattutto di stage formativi e tirocini curriculari, con il 4% dei casi (8,2% tra i laureati). Al sesto posto si collocano invece le segnalazioni di scuole e università con il 3,8% (8,7% tra i laureati).
Infine le agenzie interinali (private) ed i centri per l'impiego (pubblici) che, nel caso dei primi impieghi, non funzionano evidentemente in maniera adeguata: sono utili rispettivamente nel 3,1% e nell'1,5% dei casi.
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