il premio Nobel per la Pace è stato assegnato al dissidente cinese Liu Xiaobo "per la sua lunga e non violenta battaglia per i diritti umani in Cina". Un premio alla battaglia di un uomo che ha deciso di spendere la propria vita per la libertà e la democrazia. Cinquantacinque anni, scrittore, da tempo è attivo nella difesa dei diritti umani nel suo Paese. Per ovvie ragioni è inviso al regime di Pechino. Dal 2008 è in carcere. E' stato condannato a undici anni per "incitamento a sovvertire il potere dello Stato". Una motivazione scontata per un uomo che si batte per la democrazia in Cina.Proprio ieri Berlusconi ha ricevuto Wen Jabao, primo ministro cinese. Come riportato da tutti i quotidiani,
Berlusconi è intervenuto ancora una volta, per ricordare che "come noi i governanti cinesi sono fautori della politica del fare e preferiscono affrontare i problemi concreti piuttosto che irrigidirsi su questioni di principio". Parlando dal palco del Teatro dell'Opera, Berlusconi ha ripetuto il suo elogio alla politica "dei dirigenti cinesi", che "privilegiano la politica dell'armonia e della sicurezza che è molto concreta". "Una politica - ha concluso - che consiste nel mettere il buon senso sul tavolo e cercare un accordo con tutti".Come noi? Politica del fare? Affrontare i problemi concreti? Privilegiare la politica dell'armonia e della sicurezza? Mettere d'accordo tutti?
Va bene la realpolotik. Ma sbaglio, o c'è qualcosa che non va in questo "eccesso di zelo"?
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