Lo sapevate? Questo fine settimana è il fine settimana del Blogfest, la festa del blog e del blogging. E io che non ne avevo mai sentito parlare! Fortuna che c'è il Post. Beh, ho deciso di andare subito a controllare sul sito. Blogfest è
l’evento che riunisce, ogni anno, tutto ciò che in Italia gravita attorno alle community della rete, che abbiano origine dai blog, da Facebook, da Twitter, dalle chat e dai forum e da qualsiasi altra forma sociale di comunicazione.
Ma come: la festa "di tutto ciò che ruota intorno alle community della rete"? Non la festa della rete? E che cos'è che ruota attorno alla rete? Che poi: la rete non dovrebbe essere un insieme di nodi in cui ogni nodo costituisce la rete stessa ed in cui sono tutti uguali etc. etc. etc.? La rete non saremmo noi? Chi è che ci ruota attorno? O siamo noi che ruotiamo attorno a qualcosa?
Poi ho letto il programma, ed ora credo di avere capito.
Quelli che ruotano attorno alla rete sono le aziende, le solite mega-imprese che sponsorizzano la cosa. Tipo gli avvoltoi. Ed il mega-raduno è un modo per fare in modo che il movimento si inverta, per fare in modo che sia la rete a ruotare attorno a loro (ammesso che ciò non succeda già). Un modo per succhiare energie, per pulirsi l'immagine, per trasformare "i blogger" in una tribù di consumatori. Un'imboscata per conquistarli e studiarli facendoli divertire.
C'è il discorso iniziale dell'AD di Telecom Italia, che fa da main sponsor. C'è Bonduelle che offre le insalate da accompagnare alla degustazione di vini dedicata ai food blogger. C'è Activia che ci mette la colazione. C'è Kodak che sponsorizza il concorso fotografico. C'è Style (l'editore di Vogue e Vanity Fair) che organizza un workshop per insegnare a camminare sul tacco 12 e per conquistare le fashion blogger. C'è Best Western che presenta le sue iniziative per la rete. C'è perfino la FIAT.
E i "blogger"? Giglioli (dell'Espresso), Zambardino (Repubblica), la redazione de Il Post e il premio Macchianera: due bravi giornalisti stipendiati e due ottime testate online. E poi qualche spazio autogestito e un mucchio di quei blogger che lavorano gratis per le aziende (fashion su tutti).
Si dirà: anche i blogger devono pure campare (?). Sarà. Ma a me sembra tanto di avere a che fare con le vecchie dinamiche corrotte dei giornali.
Beh, non è in questa blogsfera che mi riconosco.
Beh, non è in questa blogsfera che mi riconosco.
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