Non è facile interpretare i sogni di Marcello Veneziani, professione "intellettuale di destra". Il suo "Proposta, perchè Marchionne non si leva quel maglione" sembra il risultato di una nottata in una vecchia fumeria d'oppio di Tangeri, e non è facile mettere ordine tra tanta psichedelia contraddittoria.
Marcello Veneziani spiega di non sopportare il fatto che Marchionne si presenti a tutte le occasioni, anche le più formali, indossando un banale maglione. E vi dedica, sul Giornale, un lungo ed elaborato articolo.
«Quando lo vedo perfino in Quirinale con il suo maglione che gli dà quell’aria di passante capitato lì per caso, ho un misto di tenerezza e di apprensione. Ma perché, poveretto, non si può permettere una giacca e una cravatta, quale indigenza, quale allergia, quale complesso alberga in lui che gli è interdetto l’uso della giacca e della cravatta?» scrive Veneziani.
Fino a quì, ci troviamo apparentemente di fronte alla critica di un qualsiasi bacchettone snob a un anticonformista: un pò come la vecchia nonna che rimbrotta la nipote che si presenta alla cena di Natale con il jeans strappato. Ma tenerezza ed apprensione svaniscono presto quando Veneziani rileva come «Marchionne ama il vestire a cazzo, ma lo fa con studiata impertinenza e con premeditata serialità, facendo della sua vistosa e volontaria inferiorità la sua calcolata superiorità, e comunque la sua distinzione».
In parole povere, Veneziani allude al fatto che il maglione di Marchionne, e in generale il suo rompere i codici di abbigliamento, è un atto di arroganza e di presunzione: un "io mi posso permettere perfino questo, e voi poveracci non potete dirmi niente". Ricordo di aver letto una critica simile ai vari tycoon di Google, Apple, Facebook: l'abbigliamento casual come un'esibizione calcolata di forza. Critiche simili punteggiano la letteratura reazionaria, di critica all'imborghesimento dalla prospettiva della vecchia aristocrazia, degli ultimi secoli.
Ma c'è una cosa che Veneziani e gli altri "intellettuali di destra" devono capire: i rapporti di autorità e di gerarchia stanno cambiando. Nella famiglia, nella scuola, e anche nell'azienda. Marchionne, Zuckenberg, Gates, Jobs e gli altri uomini di successo dell'economia "emergente", testimoniano con i loro maglioni una cosa: la cooperazione, la somiglianza, l'ascolto, veri o presunti che possano essere, stanno sostituendo i rapporti rigidi e formali del passato. E non lo stanno facendo perchè tutti sono più buoni, perchè tutti si vogliono volere bene: lo stanno facendo perchè ciò è più efficace. Più produttivo, soprattutto.
Propaganda e apparenza, ovviamente: Marchionne è anche quello che lascia a casa migliaia di operai, o che delocalizza dove il capitale è più produttivo. Ma anche sostanza. Il padrone è stato sostituito dalla squadra di dirigenti, e il venti livelli consecutivi dell'ufficio di Fantozzi dall'orizzontalità, dalla complementarietà e dalla rotazione delle mansioni. E dai vertici questa ondata scenderà, un pò alla volta, sempre più in basso.
La forma organizzativa dell'impresa capitalistica del secolo ventuno, forse, sarà la cooperativa. Chissà che le cravatte non si trasformino in cappi.
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