venerdì 22 gennaio 2010

Sicurezza è la villetta appena fuori città?

Sicurezza. Quale di queste due immagini trasmette una sensazione di maggiore sicurezza? In quale di questi due luoghi scegliereste di abitare?


(Giorgio De Chirico, Piazza d'Italia, 1961)


(Ford Madow Brown, Il lavoro, 1865)


Il sogno di molti è quello di farsi una villetta, magari anche a schiera, appena fuori città. Lontano dal fetore, dal caos, dal vociare del capoluogo, la gente cerca sempre più spesso una fuga verso la quiete e verso la serenità.

Nella villetta sul confine tra periferia e campagna non ci sono quasi vicini di casa, o almeno sono pochi e a distanza di sicurezza, nè panni esposti alle finestre che gocciolano sui balconi sottostanti o sulla strada intasando i tribunali civili e televisivi. Non ci sono rumori molesti, non ci sono odori di cucina speziata. Non v'è gente che cammina sotto le finestre, e magari vi sbircia dentro, nè teppisti che ridacchiano, sporcano, imbrattano i muri, canzonano i passanti, suonano i campanelli e poi fuggono tra i vicoli. Non ci sono negozianti che caricano e scaricano la merce, proprio sotto casa, nè bar e ristoranti che producono rifiuti o fruttivendoli e botteghe che aprono le saracinesche presto e lasciano sporca la strada.

Nella villetta tra campagna e periferia, non ci sono mendicanti nè senzatetto addormentati negli angoli o sulla soglia. Il "proprio spazio" è cinto con cura, celato da siepi e muretti, ordinato e pettinato a piacere. E non ci sono stranieri, straccioni, zingari in mezzo ai piedi.

Sicurezza è una villetta nel quartiere tranquillo tra periferia e campagna, "appena fuori città", lontano dai ghetti del centro storico e lontano dai palazzi popolari delle periferie sovraffollate. Lontano dai Phone Center, dagli African Market, dalle macellerie halal, dalle lavanderie a gettoni, dai Pizza & Kebab, dalle parrucchiere africane. Lontano dai capannelli di persone che, la sera, escono per un attimo dalle loro tane per ritrovarsi in strada a bere una birra, a godere la frescura, a osservare i rari passanti, a guardare la Coppa d'Africa al bar come nell'Italia degli anni '60. Tutti nemici, naturalmente.

Così, chi può, fugge "appena fuori città". Ce ne sono molti: li potete incontrare, la mattina, imbottigliati nel traffico della tangenziale o stipati nei treni della metropolitana, lamentarsi.

La ricerca di sicurezza passa attraverso la fuga dalla gente, l'isolamento, i corsi di autodifesa, gli spray al peperoncino, l'automobile della vigilanza privata che passa distrattamente una volta ogni tanto. Se un tempo bastava il "tessuto sociale" e la gente, per strada, faceva sì che si lasciassero le porte aperte, oggi per uscire di casa bisogna istituire una Ronda.

Ma ovviamente gli aggressori lavorano in trasferta. Non prendono certo di mira il quartiere popolare del centro, dove c'è sempre qualcuno per strada e poca roba da rubare.

Basta poco per aggredire una persona mentre torna a casa improvvidamente, la sera, nel deserto urbano. Basta poco per aggredire una persona, fuori dal cancello o nel parcheggio della palazzina deserta. Basta poco per scavalcare la siepe, addormentare il cane, introdursi in villa e razziarla. E allora, hai voglia a gridare e a chiedere aiuto.

Come a dire che non sempre libertà e sicurezza si ottengono evitando l'altro, voltando lo sguardo, o fuggendo in moderne ed effimere torri d'avorio a schiera.

1 commento:

  1. il discorso sarebbe lungo: la proprietà privata, la paura, la violenza...
    l'altra notte ho visto per la prima volta wolf creek (eventi di storia vera ambientata negli spazi australiani, che termina senza che la giustizia trionfi); il fatto è che, secondo me, chi aspira alla villetta fuori porta pensa di ricercare la propria libertà, invece è solo individualismo e, forse, in una società più "collettiva" gli aggressori non avrebbero motivo di esistere!

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