mercoledì 27 gennaio 2010

Il tabù dello "sciacallaggio"

Tra le tante corrispondenze arrivate da Haiti, come prima da altri luoghi di immani tragedie, non manca quasi mai un riferimento agli "sciacalli", cioè a quelle persone che si aggirerebbero tra le macerie arraffando ciò che trovano. E la reazione è generalmente una sola: sdegno di fronte a chi, impietosamente, sembra "sfruttare" le catastrofi violando la "proprietà" dei deboli o - peggio - dei morti per un proprio tornaconto.

La questione, però, non è così banale. Me ne sono reso conto, improvvisamente, leggendo un paragrafo "qualsiasi" di un articolo scritto da un intellettuale haitiano. «C'è un termine che non bisognerebbe usare a caso: saccheggi. Quando una persona va a cercare tra le macerie qualcosa da bere e da mangiare prima che le gru radano tutto al suolo, non è saccheggio: è sopravvivenza. Ci saranno sicuramente dei saccheggi in futuro, ma finora ho solo visto persone che fanno il possibile per sopravvivere».

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