Tra le tante corrispondenze arrivate da Haiti, come prima da altri luoghi di immani tragedie, non manca quasi mai un riferimento agli "sciacalli", cioè a quelle persone che si aggirerebbero tra le macerie arraffando ciò che trovano. E la reazione è generalmente una sola: sdegno di fronte a chi, impietosamente, sembra "sfruttare" le catastrofi violando la "proprietà" dei deboli o - peggio - dei morti per un proprio tornaconto.
La questione, però, non è così banale. Me ne sono reso conto, improvvisamente, leggendo un paragrafo "qualsiasi" di un articolo scritto da un intellettuale haitiano. «C'è un termine che non bisognerebbe usare a caso: saccheggi. Quando una persona va a cercare tra le macerie qualcosa da bere e da mangiare prima che le gru radano tutto al suolo, non è saccheggio: è sopravvivenza. Ci saranno sicuramente dei saccheggi in futuro, ma finora ho solo visto persone che fanno il possibile per sopravvivere».
Nessun commento:
Posta un commento