giovedì 17 dicembre 2009

Visioni Metropolitane / Bob Marley sul piazzale della stazione

Ore 21 circa, piazzale della stazione.

Fa freddissimo: è già notte da ore, ed il respiro si condensa in vistosi sbuffi di vapore. In giro non c'è praticamente nessuno: i pochi passeggeri scendono dal treno e attraversano il piazzale in un volo per scomparire inghiottiti dall'automobile di un amico, di un genitore.

La piazza, di pietre grigie, è come candida sotto la luce intensa dei lampioni. A un lato del piazzale, in un angolo buio, sotto un piccolo albero, aspettano placidi due ragazzi di colore. Hanno giubbotti e pantaloni scuri, e cuffie nere calcate sulla fronte; solo, di tanto in tanto, estraggono una mano dalla tasca per afferrare la sigaretta accesa che custodiscono tra le labbra.


Gli si avvicina un ragazzo. Si muove a passi lunghi, e un pò animaleschi: probabilmente è irrigidito dal freddo. Regge nella mano quella che sembra una bottiglia, o un cartone, avvolta in una borsina bianca. Tira un sorso.

I ragazzi di colore lo osservano, immobili, senza fare un cenno. Continuano ad aspettare; da quando li guardo non hanno nemmeno scambiato una parola. Ed è il ragazzo della bottiglia il primo a rompere il ghiaccio: di quello che dice, lontano come sono, non riesco a intuire che una forte cadenza lombarda, forse bresciana o bergamasca. Che racconta? Gli altri due lo guardano, dicono qualcosa.

Il ragazzo italiano sembra felice. Anche se è semicongelato, comincia a muoversi come danzando.

Mi avvicino. Sta cantando sguaiatamente «no woman no cry, no woman no cry!», sul ritmo della canzone di Bob Marley. E' euforico. I due ragazzi di colore lo osservano, sereni, ridacchiando.

Non sono giamaicani, ed hanno i capelli corti. Chissà cos'è scattato nella mente del ragazzo con la bottiglia in mano. Che c'entrano quei due con Bob Marley?

I due ragazzi di colore lo osservano con aria bonaria. «No woman don't cry»: si dice "don't", non "no" gli fanno notare. Sembrano senegalesi, francofoni. Ma quasi con timidezza gli fanno notare l'errore, e gli sorridono. Il ragazzo della bottiglia li guarda, anch'egli contento. Non ha mica capito. «No woman no cry!», ricomincia. I ragazzi lo guardano con un'aria quasi paterna, sorridendo appena.

In fondo, la forma non è poi così importante quando si condivide la sostanza.

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