La scrittrice Azra Nuhefendic, su Osservatorio Balcani e Caucaso, ci accompagna nostalgicamente nella Sarajevo del passato, del profumo dei tigli e della leggerezza giovanile, e poi nella Sarajevo del presente, delle cene in cui vecchi compagni di liceo sparsi per il mondo si incontrano e dei giovani cresciuti nell'odio.
Un pezzo pieno di elegante retorica (pare che il balcanico, per esistere, debba essere per forza intriso di malinconia), che ci fa capire come gli spazi fisici siano anche anche e soprattutto luoghi dello spirito.
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