La città decrescente sarà città con una impronta ecologica ridotta, trattenendo un rapporto forte con l’ecosistema [una bio-regione]. In un primo tempo, la città decrescente, potrebbe essere la cità attuale dalla quale sarebbero stati eliminati la pubblicità, le auto e la grande distribuzione e dove sarebberò stati introdotti i giardini condivisi, le piste ciclabili, una gestione publica dei beni comuni [acqua, servizi di base] e anche la coabitazione e le «botteghe di quartiere». Una riconversione sarà necessaria ma anche una certa diindustrializzazione. In sintesi, la città decrescente, primo passo verso una società di abbondanza frugale, preserverà l’ambiente che è in ultima analisi la base di tutta la vita, aprirà a ciascuno un accesso più democratico all’economia, ridurrà la disoccupazione, rafforzerà la partecipazione [e dunque l’integrazione] e anche la solidarietà, fortificherà la salute dei cittadini grazie alla crescita della sobrietà e alla diminuzione dello stress.
Blog non allineato di Società e Culture in Movimento nell'Orizzonte del Finito
giovedì 23 giugno 2011
Città e decrescita [Serge Latouche]
Carta ripropone l'intervento di Serge Latouche (Città e decrescita) al meeting dell'Unione internazionale degli architetti di Roma, che propone la "città decrescente" e cioè la città che nell'utopia di Latouche risolverà "la crisi urbana e sociale attuale" risultato dell'attuale crisi di civiltà - che non sarebbe altro che il fallimento della società della crescita. Intervento che lo stesso Latouche riassume così:
Niente paura: nel corso del breve saggio, tutti questi elementi - che qui sembrano essere accatastati in maniera farneticante - troveranno la loro ratio e la loro collocazione... buona lettura.
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:-D Niente paura!
RispondiEliminaVieni a leggere, dai, che almeno porti una voce sensata nella discussione che ti ho detto.
Sai per caso in quale libro in particolare S. Latouche analizza questo concetto di "città descrescente"?
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