Rosaria Amato (l'Italia, il paese dove la conoscenza delle lingue rimane a "livello scolastico") riprende alcuni dati OSCE e Eurostat sul rapporto tra italiani e lingue straniere. Il risultato è molto interessante: l'Italia è il paese d'Europa in cui il consumo di film, riviste e libri in lingua straniera è meno diffuso. La conoscenza delle lingue straniere, oltre che scarsa e poco diffusa, non si muove quindi oltre il "livello scolastico", eufemismo per dire che le lingue straniere non sono considerate uno strumento ma come uno sfizio, come una sorta di conoscenza quiescente e teorica che serve a fare "status" ma che non ha implicazioni pratiche.
Più che battere il chiodo sull'importanza di potenziare l'insegnamento scolastico delle lingue, sarebbe forse necessario promuovere (prima di tutto a livello culturale) l'importanza dell'utilizzo delle lingue straniere anche dopo il periodo di studi: programmi tv e film in lingua originale (e qui le colpe sono tutte della tv pubblica), sostegno alla vendita di libri in lingua (ed alla loro diffusione nelle biblioteche), maggiore circolazione ed incentivazione della stampa estera.
Il problema, infatti, non si limita alla scarsa conoscenza teorica delle lingue: è un problema soprattutto il fatto che la conoscenza delle lingue si fermi ad un livello scolastico (rivelandosi oltre che rudimentale inutile e incompresa nel suo potenziale di apertura culturale).
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