Gennaro Carotenuto si chiede se la diffusione del termine migrante (al posto dei peggio connotati "immigrato" e "extracomunitario") nel linguaggio pubblico, media e politici di centro destra compresi, non possa rappresentare una prima vittoria per tutti coloro che sostengono i diritti dei migranti (o degli immigrati).
"Sentire perfino Silvio Berlusconi, ma anche i grandi giornali e telegiornali moderati, usare oramai diffusamente il termine “migranti”, fino a ieri bandito, è di grande soddisfazione" scrive Carotenuto. "Fino a ieri facevano a gara a usare termini più o meno sprezzanti se non apertamente razzisti per definirli. Oggi si piegano e accettano di far diventare di uso comune un termine neutro che negli ultimi anni ha rappresentato l’accezione politicamente corretta (se non proprio democratica o di sinistra) del fenomeno".
La mia personale e ininfluente risposta è: no. Certo nel centro-destra stiamo assistendo ad un dibattito tra chi accetta di adottare in parte l'immaginario catto-comunista pietista del profugo in quanto inerme di cui abbiamo il dovere di prendersi carico, e chi accentua la dimensione della clandestinità in quanto violazione e pericolo (evocando risposte repressive e restrittive): l'uso del termine "delicato" migrante rientra nel primo frame. Ma allo stesso tempo non possiamo dimenticare che l'atteggiamento sostanziale dell'establishment è sempre e comunque restrittivo, emergenziale, allarmistico, magari parzialmente assistenziale ma mai pientamente rispettoso e umanitario perché orientato alle vere esigenze del migrante e dell'altro in quanto di pari valore (sia esso approdato via mare o in altro modo).
Il fatto che questo establishment utilizzi nel proprio discorso il termine politically correct migrante, non fa in altre parole che privare della connotazione "neutra" la parola. Il Berlusconi che parla di migranti ammette l'esistenza di una gradazione tra il clandestino da reprimere e il profugo-migrante da pulire e rifocillare, ma non denota un cambiamento sostanziale. Anzi: fa suo parte del linguaggio e dell'immaginario dei movimenti pro diritti dei migranti depotenziandolo, inquinandolo, colonizzandolo. Berlusconi, parlando di migranti, non fa che rendere questo termine inservibile. Ma forse è meglio così: meglio un anti-razzismo sostanziale che un anti-razzismo puramente formale.
Capisco i tuoi argomenti. Il fatto però che il termine neutro sia passato rispetto a quelli denigranti resta secondo me un fatto nuovo.
RispondiEliminagrazie della riflessione
Gennaro Carotenuto