mercoledì 30 marzo 2011

L'evoluzione della cucina italo-americana nel mondo (vista dagli USA)

Il Washington Post recensisce (John F. Mariani’s “How Italian Food Conquered the World”) l'ultimo libro di John F. Mariani, giornalista gastronomico esperto di cucina italo-americana, dedicato al successo ed alla diffusione della cucina italiana nel mondo.

L'articolo è interessante perché non parla di cucina italiana ma di cucina italo-americana: la gastronomia italiana conosciuta in tutto il mondo, fatta soprattutto di pizza, maccheroni e salsa di pomodoro, non è in realtà altro che una gastronomia più propriamente italo-americana, creata nei decenni dagli immigrati italiani oltreoceano ed in buona parte estranea alle abitudini alimentari italiane antiche ma anche contemporanee. Quando il mondo parla di cucina italiana, quindi, sta in realtà parlando soprattutto (escluse le attività più elaborate create da cuochi italiani emigrati più recentemente) di derivati della gastronomia italo-americana riappropriati localmente cioè pasticciati, ibridati, riadattati, re-inventati.

La cucina italiana celebre nel mondo è quindi soprattutto una cucina povera, profondamente contaminata e inventata, estranea alla gastronomia italiana del presente e del passato con cui condivide soltanto una lontana parentela. Solo negli ultimi anni, con il migliorare della posizione sociale degli emigranti italiani (o meglio delle terze o quarte generazioni), si è aperto lo spazio per una cucina italiana più colta, raffinata ed elaborata. La retorica del Made in Italy e l'immagine dell'Italia come patria della qualità della vita sono quindi evoluzioni (o meglio riscoperte) recenti: evoluzioni che non sarebbero potute esistere se non vi fosse stata alla base il lavoro sporco, fatto di maccheroni cheese, di meatballs e di pepperoni pizza, compiuto dalla diaspora italo americana (e dalle altre minoranze che hanno in gran parte sostituito gli italo-americani alla guida dei ristoranti italiani).

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