Interculture Musicali/4. Rachid Taha (Francia - Algeria) in "Rock el Casbah" e in "Hay Rayah"
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Rachid Taha è un musicista nato in Algeria e cresciuto in Francia, il cui repertorio spazia dal punk-rock al pop-raï. Trasferitosi prima a Lione e poi a Parigi, a seguito della famiglia, Rachid Taha ha cominciato a lavorare come operaio a Parigi durante gli anni '70. Avvicinatosi alla musica nell'ambito della scena punk-rock francese, Rachid ha cominciato molto presto a fondere il repertorio rock con la musica araba dando vita a un punk rock arabo. Dopo essere stato per anni il leader della rock band francese "carte de sojour", Rachid Taha ha intrapreso una solida carriera da solista che lo ha portato ad avvicinarsi anche al pop-raï algerino.
«Per me, musica è rock and roll colorato con ciò che è in me - e ciò che è in me è il fatto che io sia europeo, arabo e musulmano».
Rachid Taha si è trasferito a Lione, a seguito dei genitori - algerini musulmani praticanti - all'età di 10 anni. Si avvicina alla musica punk quando è ancora un adolescente. All'epoca, i locali notturni frequentati normalmente dai francesi sono un miraggio per Taha e gli altri immigrati algerini, e questa forma di discriminazione fa arrabbiare il giovane Taha che comincia così a identificarsi con la controcultura del punk.
Oggi il mondo musicale di Rachid Taha si basa sullo scambio, sul movimento e sulla circolazione di persone, idee, culture e suoni. Il suo stile è il risultato di contaminazioni che vanno dal rock all'elettronica, dalla musica araba alla canzone d'autore.
Ma al di là della musica, nonostante il successo internazionale, e l'ottimo riscontro anche di fronte al pubblico arabo grazie anche alla collaborazione con i maggiori artisti rai algerini, Khaled e Faudel (nell'album live 1,2,3 Soleil), la visione del mondo di Rachid Taha rimane molto pessimistica e critica. «Nulla è veramente cambiato. Non mi sembra di vedere molti artisti africani o arabi sfondare in Francia. Siamo ancora nell'epoca in cui l'occidente e l'America sono aggrappati al loro ruolo di arbitro internazionale tanto per la musica pop, quanto per l'Africa, l'economia, la vita stessa. L'Africa è semplicemente lasciata morire, insieme alla cultura africana» ha spiegato in una recente intervista.
«In nord Africa non c'è ancora una cultura e un'industria musicale in grado di tenere testa al mainstream occidentale. In qualche modo, laggiù non si "registra" un album: semplicemente si "riempie". Ed i cantanti sono ancora considerati come dei buffoni. Non c'è un vero interesse intellettuale o culturale per ciò che fanno, così la massima aspirazione dei cantanti è quella di cantare per qualche persona importante e niente più. E quando qualcuno riesce a diventare una star, si imborghesisce molto alla svelta».
Negli ultimi anni, Rachid Taha ha fatto diverse tournée negli Stati Uniti, in Messico, in Russia.
«I miei genitori hanno visto un mio concerto soltanto una volta. E' anche una mia scelta: non mi piacerebbe averli a uno dei miei show. Sarebbe come se mi vedessero fare l'amore con una donna» ha scherzato.
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(*) Interculture Musicali
Si dice "interculturale" qualsiasi processo in cui più soggetti, caratterizzati da "culture" differenti, entrano in dialogo e producono una sintesi originale che reinterpreta e combina in maniera nuova quei repertori culturali dimenticando gli steccati imposti dalla "tradizione" senza per questo omologarsi ad un'unica cultura dominante incolore.
"Interculture Musicali" è una rubrica settimanale del blog Il Pensiero Selvaggio. Propone brani musicali e storie che testimoniano i processi di contaminazione musicale; in particolare, vuole essere attento alla musica contemporanea delle comunità migranti o dei giovani africani, asiatici, sud americani.
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