giovedì 25 febbraio 2010

«Il Colosseo? Se non lo visiti lo portiamo via». Valorizzare i beni culturali secondo l'ex manager di McDonald's

«Il Colosseo? Se non lo visiti lo portiamo via». Parola della "Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale", branca del "Ministero per i beni culturali" affidata da Bondi all'ex manager di McDonald's Italia Mario Resca.

La campagna pubblicitaria, ospitata su giganteschi maxi schermi collocati in luoghi strategici come, a Milano, piazza Duomo, nasce per contrastare il generico "calo di visitatori" cui sarebbero affette le istituzioni culturali italiane. «Riscoprili», intimano i manifesti. In altre parole, ricomprateli, paga il biglietto, perchè noi dobbiamo "valorizzare" queste quattro pietre e così, ad occupare un terreno in centro per quei quattro coreani che le consumano di flash, ci paiono proprio un capitale morto. Altrimenti, "noi" li rivenderemo al miglior offerente. Una motivazione convincente. Ma aspettate un attimo... «lo portiamo via»: chi lo porta via?

Chi e perchè è il titolare del patrimonio culturale italiano?

Lo so: dovrei smetterla di prendermela con le campagne pubblicitarie. Ragionano per iperboli e semplificazioni e sono prodotte per stupire, anche se rivelano molto di chi le fa (e dell'opinione che ha dei fruitori) e contribuiscono a produrre le rappresentazioni collettive, gli immaginari, quelle visioni impalpabili che producono ed accompagnano i "processi culturali". Ma un paio di cose non me le posso far scappare.

Punto primo. «Se non lo visiti lo portiamo via: Riscoprilo!» Ripeto: si tratta di gente, "servi dello stato", che dovrebbe conservare un patrimonio comune, mettendo tutti in condizione di fruirne nella maniera migliore. Gente che dovrebbe nutrire il mito dell'arte, facendo il possibile per fornire stimoli culturali ad una fetta il più ampia possibile della popolazione e soprattutto conservando, studiando, tramandando il patrimonio con cura alle generazioni successive.

E invece, questi si mettono a scherzare facendo capire tra le righe che la gestione spetta a loro, che se ce li fanno vedere è per farci un favore, che facciamo bene a pagare il biglietto ed a mostrare un pò di amore patriottico altrimenti questi scrostano il Cenacolo e lo vendono al miglior offerente. Perchè è questo il chiodo fisso che hanno in mente: la valorizzazione secondo criteri economici, contabili, pecuniari. Se non è ogni giorno sold-out, il Cenacolo è per questi signori un capitale morto, immobilizzato. Potremmo prestarlo, affittarlo per le feste, sbriciolarlo e vendere i pezzetti come bomboniera per la festa di nozze di qualche emiro.

Forza, italiani, datevi da fare. Ricompratevi il Colosseo, che quel terreno in centro vale un'ira di Dio...

Punto secondo. Valorizzazione significa destinare tutti gli investimenti, spesso in ambigue triangolazioni con il settore privato, per produrre l'ennesimo grande evento mondano, il pellegrinaggio di massa all'icona "culturale" di turno (il quadro del Codice da Vinci! I Futuristi! Il Colosseo!), l'ennesima stucchevole mostra sugli Impressionisti francesi, la collaborazione con il museo famoso (Louvre! Guggenheim! Quel museo pieno di Van Gogh che tutti i giovani che vanno ad Amsterdam dicono di avere visitato!) che spedisce in Italia qualche fondo di magazzino? Valorizzazione significa spendere gran parte del budget in pubblicità ad effetto che hanno per oggetto la solita abusata icona popolare?

O significa creare un movimento vero, forme di educazione all'arte (sempre ammesso che l'arte abbia un senso... dopo tante mostre sugli Impressionisti, sono portato a credere che la "mostra" oggi non sia altro che un fenomeno di costume), dare lustro ai monumenti meno conosciuti, coinvolgere la televisione nella valorizzazione (magari alternare le "bellezze d'Italia" all'apologia dell'enogastronomico che appesta i palinsesti soprattutto festivi?), creare agevolazioni serie e coinvolgere le scuole (ah, la National Gallery londinese 100% gratuita! Ah, le gallerie tedesche gratis la domenica!), smarcare l'arte da quella sciocca forma di patriottismo di provincia per cui "ma come, cosa vai a fare all'estero che l'Italia è il paese più bello del mondo"?

Troppa roba, forse, per uno che ha dedicato gli ultimi anni della sua vita alla promozione di 8 tipi di Hamburger. O forse, solo è troppo facile prendersela con una campagna pubblicitaria sciocca.

1 commento:

  1. Li portano via perchè la monumentalità artistica del passato non ha niente a che vedere col grigio piattume del presente.
    Che portino pure via tutto, così magari la gente noterebbe lo schifo contemporaneo, non credi?

    RispondiElimina