Maurizio Matteuzzi, sul Manifesto (ripreso da Nena News - Libia: la "bufala" degli stupri di massa), decostruisce - report di Amnesty International, Human Rights Watch e Onu alla mano - diversi miti creati dalla propaganda anti-Gheddafi: il viagra distribuito ai soldati, la politica degli stupri sistematici, e l'utilizzo di mercenari africani (secondo l'inviato Onu "figure «mitiche», «lavoratori o gente che cercava lavoro», divenuti capri espiatori per indirizzare la rabbia della popolazione contro i migranti «in un contesto di forti sentimenti razzisti e xenofobi»").
Nella società dell'informazione e nell'epoca della "trasparenza" garantita dal villaggio globale, dell'informazione dal basso, del citizen journalism, dei videofonini e dell'intelligence high tech, la propaganda e la disinformazione sono ancora più importanti, pervasive ed efficaci che in passato.
L'aumentare delle possibilità di comunicare e (teoricamente) di verificare ci rende più creduloni che mai ("le informazioni che ci giungono devono essere per forza vere"); e la certezza di conoscere la verità ci porta a sostenere con un entusiasmo mai visto le cause che hanno avuto la fortuna e la capacità di fare breccia nella pubblica opinione.
Un bel progresso, non c'è che dire.
In realtà non bisogna nemmeno sottovalutare la volontà di Maurizio Matteuzzi e del Manifesto di voler vedere nella guerra civile libica quello che hanno deciso a tavolino.
RispondiEliminaAnche io sono contro il coinvolgimento italiano nella guerra di Libia, ma il Manifesto ha, spesso, assunto una posizione molto peculiare su quel conflitto.
Valerio Peverelli