giovedì 1 aprile 2010

A chi si crogiola ripensando a "Rai per una notte" e ai Grillini

Rai per una Notte (di cui ho scritto qua), e poi il successo del MoVimento di Grillo, mi ha fatto tornare in mente un vecchio aforisma: «Lo scopo della critica non è quello di togliere uno per uno i fiori immaginari dalla catena perchè l'uomo porti questa catena privo di illusione e di conforto, ma perchè si liberi dalla catena e colga il fiore vivente» (K.M.).

C'è poco da compiacersi, quando si fa critica; perchè la critica da sola è vana se non pone le basi per un'alternativa e non ha una cinghia di trasmissione che la collega con la realtà, con le maggioranze, con i centri di potere.

Non è "bello" il fatto che tutto il "meglio" della televisione italiana di opposizione abbia dato via a una trasmissione sulla rete, per chi se l'è andata a cercare (avendone magari sentito parlare in Tv o sui giornali): Rai per una notte non ci deve rendere felici, autocompiaciuti, perchè non ha spostato e non ha costruito nulla di nuovo. E l'1,7% dato a un MoVimento che ha il suo fascino nella retorica dell'antipolitica, della pura e disorganica opposizione, delle semplicistiche proposte spot che dovrebbero costituire la panacea per chissà quale male (salvo poi non avere un'idea coerente sulla gran parte dei temi politici e amministrativi concreti), condisce il dibattito con qualche facile e alto principio ma non cambia concretamente le cose; se non allontanandoci da quell'unione delle forze più o meno limpide e responsabili, cioè politicamente mature, che dovrebbero prendere in mano le cose.

C'è molto bisogno di televisione, di radio, di educazione alla lettura del giornale, di politica nelle strade, di volontariato civile; c'è molto bisogno di soggetti che si sappiano muovere nell'arena politica, e che sappiano essere pragmatici (certo ci si deve sporcare un pò gli ideali) aiutando davvero questo paese a migliorare, a trasformare la critica in cambiamento vero. Bisogna pretendere spazi reali politici, non crogiolarsi nell'atmosfera piratesca e narcisistica delle comunità virtuali.

Si tratta di capire se ci vogliamo accontentare di sentirci furbi, di avere qualche valvola di sfogo glamour e indy per colmare per qualche istante il vuoto, o se vogliamo cambiare veramente qualcosa. Se facciamo tutto questo per costruire un senso di appartenenza a una nuova comunità alternativa (un alternativo un pò alla Mtv, visti i mezzi, gli stili e le icone mainstream), dalla quale innalzarci sopra ciò che ci fa schifo, o se vogliamo davvero trovare un modo per provare a deviare il flusso delle cose.

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